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“Sassolino”, un racconto sulla Shoah in Lituania, arriva nelle librerie italiane

Forse non tutti sanno che il più grande museo memoriale all’aperto del mondo è composto dai sampietrini, dissipati sotto i nostri piedi sul selciato stradale. Ben 60.000 sassolini, dette pietre d’inciampo, sono incastonati nei marciapiedi e nelle strade di diversi paesi europei, tra questi anche Italia e Lituania. Sono le pietre della memoria (in tedesco Stolpersteine), ricoperte di una lastra di ottone coi nomi e date di nascita e di morte, per commemorare le vittime della Shoah e per riportarle simbolicamente negli spazi urbani nativi.

Toma Gudelytė
ITLIETUVIAI.IT

A queste si potrebbero aggiungere i racconti della Shoah nella letteratura, anche essi sassolini della memoria che ci restituiscono una parte del mondo perduto tramite immagini e storie concrete. Il desiderio dell’ideatore del progetto, l’artista tedesco Gunter Demning, che nel 1992 a Colonia depositò la prima pietra d’inciampo con il testo dell’ordine di istituire un campo di morte, Auschwitz, d’altronde era proprio quello: ricordare che l’Olocausto non fu solo un numero spaventoso di morti, ma vite reali, spezzate dall’idealogia dell’odio razziale.

Sassolino (in lituano Akmenėlis), così si intitola il libro appena pubblicato dall’editore bolognese “Caissa Italia” e tradotto da Elena Montemaggi. Scritto da Marius Marcinkevičius e illustrato da Inga Dagilė, il libro racconta la storia di Paneriai, luogo di sterminio della popolazione ebraica della Lituania, oggi un memoriale.

I protagonisti di Sassolino sono due bambini ebrei, Eitan e Rivka, che con l’occupazione nazista di Vilnius vengono chiusi nel ghetto e da lì portati a Paneriai. La famiglia di Rivka miracolosamente riesce a salvarsi. Un giorno Rivka, ormai una signora anziana, passeggiando con la nipote trova nel bosco di Paneriai un piccolo sassolino, lo accosta al petto e riconosce il battito del cuore di Eitan. Riconosce tutti i sassolini dissipati nella terra di Paneriai.

„Ho il sospetto che Sassolino sia il primo libro che abbiamo tradotto dal lituano, ma non sarà l’ultimo.“,– editore Yuri Garrett.

In Lituania il libro ha vinto numerosi premi, tra questi il Premio Pranas Mašiotas come miglior libro per i ragazzi del 2020 (IBBY Lituania), mentre durante la Fiera del libro per Ragazzi di Bologna è stato inserito nella mostra degli illustratori. Su come viene accolto dai lettori italiani e perché, tra le numerose proposte editoriali, “Caissa Italia” ha scelto proprio Sassolino, risponde il suo editore Yuri Garrett.

Gentile Yuri, come avete scoperto questo libro? Conoscevate già qualcosa del panorama letterario lituano per l’infanzia?

Il libro ci è stato presentato da Benas Bėrantas in occasione della fiera online di Istanbul. Non conoscevamo la letteratura lituana per ragazzi ma l’abbiamo trovata molto frizzante e stimolante. Ho il sospetto che Sassolino sia il primo libro che abbiamo tradotto dal lituano, ma non sarà l’ultimo.

In Lituania siamo ancora piuttosto cauti nell’introdurre certe tematiche storiche forti per i ragazzi. Sassolino è forse tra i primi tentativi di parlare dell’Olocausto ai bambini più piccoli (dai 7 anni). Qual è, come editore, la vostra idea sull’argomento? Avete altri libri simili nel vostro catalogo?

La storia di Paneriai ha colpito molto anche me, tutti noi. Così come mi ha colpito quella cautela che ho avvertito nei miei rapporti con le parti lituane. Ma proprio per questo, e per via delle mie radici ebraiche, sono contento di partecipare al processo di consapevolezza e superamento del trauma che passa anche per l’accettazione del passato.

Cosa avete apprezzato di più di Sassolino?

Non saprei da dove cominciare! Come editore, l’idea di riportare in vita la comunità ebraica di Vilnius attraverso il recupero di persone che sono diventate poi protagoniste del libro. Un concetto molto profondo elaborato dall’illustratrice, che ha interpretato benissimo il testo di grande sensibilità dell’autore. Come persona, la possibilità di conoscere i fatti di Paneriai, ancora oggi così poco impressi nella memoria collettiva.

Avremmo l’occasione di incontrare gli autori del libro in Italia? Avete in programma qualche presentazione?

Ci stiamo lavorando. Non possiamo anticipare nulla, ma se dovesse andare in porto sarebbe un evento di grandissima risonanza.

Grazie mille.

Inoltre l’editore  ha voluto mantenere in originale i nomi lituani ed ebraici dei protagonisti (Aaronas, Abigailė, Izaokas, Rachelė ecc.) senza nessun adattamento linguistico, sottolineando in particolare la tragedia della comunità ebraica della Lituania.

Gli autori del libro sottolineano l’aspetto universale della storia: anche se si parla di Vilnius, i fatti narrati sarebbero potuti realmente accadere e di fatto sono accaduti in molte altre città europee. I soldati tedeschi nel testo sono incarnati dai corvi neri, che prima cercano di strappare un bagel a Eitan e poi di impedire la sua esibizione col violino nel ghetto (tra il 1942 e il 1943 nel ghetto di Vilnius un teatro yiddish ospitò numerosi concerti e spettacoli molto frequentati). 

Ecco come l’autore Marius Marcinkevičius racconta la genesi dei corvi: trascorrendo la sua infanzia in campagna, amava molto ascoltare con altri ragazzi le storie di paura davanti a un fuoco. Nelle vicinanze sotto un acero, abitato dai corvi, un giorno furono scavate le ossa dei soldati tedeschi e alcuni fucili arruginiti. Qualcuno scherzando disse che i i soldati morti si sono trasformati in corvi che ora li sorvegliano. Questa immagine rimase molto impressa nella mente dell’autore.

Per scrivere Sassolino Marius Marcinkevičius consultò numerose fonti storiche e materiali corservati presso varie biblioteche ed archivi. Nel libro confluirono anche i racconti della nonna, mentre il personaggio di Rivka fu ispirato da un’amica d’infanzia, con lo stesso nome e con un cagniolino che nel libro viene aggredito dai corvi malvagi.

Invece Eitan è un personaggio di pura fantasia ma la sua storia nel libro è stata suggerita dal nome: in ebraico eitan ( אֵיתָן ) significa “solido, forte”, come appunto lo è la pietra, simbolo della memoria e, in questo caso, della trasformazione. Nella tradizione ebraica un sassolino viene posto sulla lapide del defunto, per sancire un legame indissolubile che esiste tra noi, i vivi, e il nostro passato. 

L’illustratrice Inga Dagilė confessa che la parte più difficile è stata quella iniziale, ovvero addentrarsi nel tema e sfogliare numerose fotografie d’epoca, tra cui anche quelle più dolorose. Gli abbigliamenti, le professioni, persino le acconciature sono state disegnate prendendo spunto dalle vecchie fotografie, in modo da creare personaggi autentici e trasmettere l’atmosfera dell’epoca. Anche la scelta dei colori ha una forte valenza emotiva: il contrasto tra le varie tonalità di grigio e giallo intenso trasmette la condizione e lo stato d’animo delle persone imprigionate nel ghetto, che fino all’ultimo preservarono la speranza e il desiderio di libertà.

I lettori più attenti troveranno anche una parola lituana nascosta nel testo. “Draudžiama”, vietato, così è scritto sul cancello che separa il ghetto dal resto della città vilnense. E anche se in realtà il cancello recava una parola tedesca, Verboten, l’editore italiano ha ritenuto opportuno lasciarla in lituano, sia come traccia di una realtà storica concreta.

Il quaderno a righe applicato come sfondo evoca sia i confini cittadini, sia le pagine di un possibile diario (è difficile non pensare al diario che tenne Icchokas Rudaševskis, ragazzo vilnense imprigionato nel ghetto e ucciso a Paneriai). Le illustrazioni si distinguono per la loro delicatezza, a tratti sono quasi minimalistiche, senz’altro dosando i momenti più cruenti e pensando all’età del lettore. Secondo l’artista, questo libro vuole rendere omaggio a tutte le persone del ghetto che subirono privazioni e ricordarli con la dovuta sensibilità.

Sfogliando l’edizione italiana noterete alcune peculiarità: nella quarta di copertina l’editore ha voluto inserire una breve introduzione alla storia della Vilnius ebraica, detta anche la Gerusalemme del Nord, e di Paneriai, menzionando la rinascita della comunità lituana dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Su alcuni aspetti storici e di traduzione “Caissa Italia” ha consultato lo storico Andrea Griffante, esperto di Paesi baltici e ricercatore presso l’Istituto della Storia lituana.

Inoltre l’editore ha voluto mantenere in originale i nomi lituani ed ebraici dei protagonisti (Aaronas, Abigailė, Izaokas, Rachelė ecc.) senza nessun adattamento linguistico, sottolineando in particolare la tragedia della comunità ebraica della Lituania. Queste annotazioni sono accompagnate dalla celeberrima citazione di Primo Levi da Se questo è un uomo, “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”.

I lettori più attenti troveranno anche una parola lituana nascosta nel testo. “Draudžiama”, vietato, così è scritto sul cancello che separa il ghetto dal resto della città vilnense. E anche se in realtà il cancello recava una parola tedesca, Verboten, l’editore italiano ha ritenuto opportuno lasciarla in lituano, sia come traccia di una realtà storica concreta, ovvero il collaborazionismo di una parte dei connazioni durante l’Olocausto, sia come una sorta di promessa e impegno di non permettere che ciò si ripeta mai più. 

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