Ambasciata di Lituania presso la Santa Sede, una rappresentanza lituana piccola ma conservata anche sotto l’occupazione sovietica
Il più piccolo paese del mondo, il Vaticano ha anche la più piccola rappresentanza: l’Ambasciata della Repubblica di Lituania presso la Santa Sede, che ha continuato a operare ininterrottamente anche quando si è cercato di cancellare la Lituania dalla mappa del mondo durante l’occupazione sovietica. L’Ambasciata è considerata la più piccola perché ha solo due dipendenti: un ambasciatore e un segretario nominato ogni cinque anni per la missione diplomatica a Roma. Dopo il rientro in Lituania ad agosto di Petras Zapolskas, che dal 2017 era a capo della missione diplomatica lituana presso la Santa Sede, dal 19 settembre ha iniziato il suo nuovo mandato doc. dr. Sigita Maslauskaitė-Mažylienė, storica dell’arte ed ex direttrice del Museo del Patrimonio Ecclesiastico. Vi invitiamo a seguire i labirintici sentieri della storia nel passato e a scoprire ciò che Saulius Augustinas Kubilius, giornalista di lungo corso della versione lituana della Radio Vaticana ha da raccontare sulla missione e sul particolare significato storico dell’Ambasciata presso la Santa Sede.
Julija Rusakovaitė
ITLIETUVIAI.IT
Dai primi tempi dall’inizio delle attività ad oggi, le missioni lituane a Roma si erano spostate da una sede all’altra. Fonti storiche (Eco di Lituania, 1921, Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea) avevano conservato informazioni sulla prima Ambasciata lituana presso la Santa Sede che si trovava in Via della Tribuna di Tor de’ Specchi nr. 4.
A quel tempo, il primo rappresentante ufficiale della Lituania presso la Santa Sede negli anni 1919-1922 fu il prelato Jurgis Narjauskas (Nariauskas). Come diplomatico, personaggio pubblico, traduttore e folklorista J. Narjauskas fu anche coinvolto nella fondazione della stampa: nel 1921 pubblicò a Roma il bollettino bisettimanale in lingua italiana Eco di Lituania.
Un altro luogo in cui si è trasferita l’Ambasciata della Repubblica di Lituania presso la Santa Sede è in Via Valadier Nr. 42, 00193. L’Ambasciata si trasferì nell’edificio a questo indirizzo al più tardi nel 1929 e vi rimase fino al 1939. Oggi si può vedere qui un edificio moderno che deve essere stato costruito nel dopoguerra.
Nel 1939 l’Ambasciata lituana si trasferì nuovamente in Via Barnaba Oriani nr. 87 a Roma. Tuttavia, non si sa esattamente quando la missione diplomatica lituana presso la Santa Sede si sia stabilita in questo edificio e per quanto tempo vi abbia operato. I documenti d’archivio indicano che la missione lituana presso la Santa Sede, guidata da Stasys Girdvainis dal 1939, era in funzione qui al momento dell’occupazione dello Stato lituano nel 1940.
Quando la Villa Lituania, l’edificio della rappresentanza lituana in Italia andò definitivamente perduta, S. Girdvainis prese in possesso il patrimonio della rappresentanza in Italia e l’Ambasciatore in Italia Stasys Lozoraitis e la sua famiglia si trasferirono nei locali dell’Ambasciata della Santa Sede. Questa fu una delle poche missioni diplomatiche della Repubblica di Lituania che continuò le sue attività durante il periodo di occupazione.
„L’Ambasciata presso la Santa Sede a Roma durante il periodo sovietico ha svolto un ruolo di enorme importanza, prima di tutto simbolico – per garantire che la Lituania fosse vista come paese esistente, anche quando era stata cancellata dalla carta geografica”, – racconta S. A. Kubilius.
S. A. Kubilius evidenzia questo periodo come particolarmente importante per dimostrare che la Lituania e il Vaticano non avevano riconosciuto l’occupazione sovietica.
“Durante il periodo di occupazione della Lituania, l’annuario della Santa Sede pubblicava ogni anno anche i contatti dei diplomatici dell’Ambasciata lituana a Roma, perché il Vaticano non riconosceva in alcun modo l’occupazione della Lituania. La stessa Ambasciata presso la Santa Sede a Roma ha svolto un ruolo di enorme importanza durante il periodo sovietico, che era soprattutto simbolico: assicurarsi che la Lituania continuasse ad esistere nonostante tutto.
Così il personale dell’Ambasciata cercava di dimostrare che esisteva un’istituzione del genere, con un proprio indirizzo e con persone che rispondevano al telefono se qualcuno chiamava. Il compito dei divulgatori di informazioni era anche quello di riferire su ciò che accadeva in Lituania e di tenere i contatti con i diplomatici delle altre ambasciate. Poiché molte persone facevano domande, ci invitavano alle riunioni”, ha raccontato S. A. Kubilius al portale ITLIETUVIAI.IT.
Durante l’occupazione della Lituania, l’Ambasciata cambiò nuovamente sede, trasferendosi in un edificio in via Giovanni Aldega nr. 2. Non si sa in quale anno, ma è chiaro che l’Ambasciata rimase lì fino alla morte del rappresentante lituano presso la Santa Sede, Stasys Girdvainis, nel 1970. Dopo la morte di S. Girdvainis, Stasys Lozoraitis junior assunse il ruolo di rappresentante presso la Santa Sede e l’Ambasciata fu trasferita nella casa dei Lozoraitis in Via Po 40.
S.A. Kubilius ci ha raccontato le attività dell’Ambasciata e della missione speciale durante l’occupazione della Lituania.
“Dopo la morte di S. Girdvainis, i fratelli Stasys e Kazys Lozoraitis avevano assunto la guida dell’Ambasciata. In quel periodo il lavoro non mancava, la gente chiamava e chiedeva informazioni, soprattutto i giornalisti. In qualità di rappresentante della Lituania, S. Lozoraitis aveva sostenuto la comunità lituana presso le istituzioni italiane, cercando di influenzarle su varie questioni.
“Questa Ambasciata era una delle uniche rimaste all’estero in cui era possibile ottenere un passaporto straniero per una Lituania indipendente” – ha raccontato S. A. Kubilius.
Una di queste era la radio: per circa trent’anni non era soltanto la Radio Vaticana a Roma, che trasmetteva a onde corte in Lituania, ma anche la radio internazionale RAI a Roma. C’era un problema politico: il dipartimento lituano stava per essere chiuso, sebbene vi lavorasse una sola persona (il dr. Juozas Gailius). All’epoca non si sapeva ancora se ciò che veniva trasmesso fosse ascoltato in Lituania. Tuttavia, è stata una dimostrazione simbolica da parte degli italiani di avere un programma in lituano e di non assumere persone provenienti dall’Unione Sovietica o dalla Lituania occupata, ma gente del posto. Per questo motivo, era stato necessario agire per la non chiusura della versione lituana di Radio Roma”, ha evidenziato S.A. Kubilius sottolineando l’importanza degli eventi di quel difficile periodo. – E questo non è avvenuto fino alla fine naturale del periodo.
Un’altra attività importante era che questa Ambasciata era una delle uniche rimaste all’estero in cui era possibile ottenere un passaporto straniero per la Lituania indipendente. Ciò è stato particolarmente importante per i lituani che per motivi personali avevano richiesto un nuovo passaporto o una proroga di quello vecchio. Poiché era possibile viaggiare in Europa con un solo passaporto lituano, alcuni Paesi avevano riconosciuto il passaporto straniero della Lituania indipendente”.
Durante l’occupazione sovietica e subito dopo la restaurazione dell’Indipendenza, la casa dei Lozoraitis fu un vero e proprio centro delle attività lituane a Roma. Qui si svolgevano eventi ed incontri. Stasys Lozoraitis Sr. e sua moglie Vincenta vivevano inizialmente nell’appartamento. In seguito vi si era trasferita la famiglia di Stasys Lozoraitis Jr. e Daniela Lozoraitis.
Dopo la partenza di S. Lozoraitis per lavorare all’Ambasciata lituana negli Stati Uniti, suo fratello Kazys Lozoraitis si occupò di tutto il lavoro della rappresentanza presso la Santa Sede. La sede della rappresentanza presso la Santa Sede rimase in questo appartamento fino alla restaurazione dell’Indipendenza della Lituania. Dopo la Restaurazione dell’indipendenza della Lituania e la nomina di Kazys Lozoraitis ad ambasciatore della Lituania presso la Santa Sede, l’Ambasciata fu trasferita in Piazza Farnese nr. 44, e poi per un certo periodo in Via Gian Giacomo Porro nr. 4, nel quartiere Parioli. Dopo la sua morte e di sua moglie D. Lozoraitis nel 2010, l’appartamento è stato venduto.
Nel periodo precedente alla restaurazione dell’Indipendenza della Lituania, S. A. Kubilius ricorda, che i media italiani erano molto interessati alla Lituania e agli eventi storici di quel periodo.
“Le cose cambiarono con Papa Giovanni Paolo II, che ad un certo punto dichiarò improvvisamente di voler visitare la Lituania, ma i sovietici glielo impedirono. All’epoca, l’attenzione per la Lituania era enorme, i media si interessavano all’argomento, si rivolgevano all’Ambasciata per i commenti. Ricordando gli eventi del 13 gennaio, la gente aveva saputo cosa stava accadendo in Lituania, così la domenica dopo la SS. Messa qui in Piazza San Pietro il Papa disse che stava soffrendo insieme alla Lituania”, ha ricordato S. A. Kubilius.
Kazys Lozoraitis è stato capo della missione diplomatica lituana presso la Santa Sede fino al 2004. Uno degli eventi più memorabili di quel periodo è stato l’organizzazione della visita di Papa Giovanni Paolo II in Lituania nel 1993. Dopo quasi vent’anni di lavoro presso la missione di Roma, K. Lozoraitis continuava a lavorare a Roma fino alla sua morte, occupandosi dell’archivio e della biblioteca della famiglia Lozaraitis e come consulente non retribuito dell’Ambasciata lituana in Italia.
Dal 2004 al 2008, l’Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica di Lituania presso la Santa Sede e l’Ordine di Malta è stato designato Algirdas Saudargas, firmatario dell’Atto di Restaurazione dello Stato di Lituania, durante il cui mandato la sede era stata trasferita nuovamente. Questa volta in un edificio di Corso Vittorio Emanuele II nr. 308 a Roma. Dal 2008 al 2012, il diplomatico Vytautas Ališauskas aveva assunto la direzione dell’Ambasciata.
Dal 2012 l’Ambasciata si è trasferita in un locale in affitto in Via Giulia nr. 66, dove opera tutt’ora. Fu allora che la dr. Irena Vaišvilaitė, storica dell’arte e della Chiesa assunse l’incarico di capo della missione diplomatica lituana presso la Santa Sede. Era la prima volta che una donna lituana veniva nominata ambasciatrice presso la Santa Sede I. Vaišvilaitė aveva lavorato presso l’Ambasciata fino al 2017 e uno dei momenti salienti del suo mandato era quando la Lituania assunse la presidenza del Consiglio dell’UE nel 2013.
Dal 2017 ad agosto 2022 il diplomatico Petras Zapolskas è stato Ambasciatore di Lituania presso la Santa Sede e Ordine di Malta. Il suo mandato del capo alla missione era iniziato con l’organizzazione della visita di Papa Francesco in Lituania nel 2018.
“La cosa più importante che ho sentito in Lituania, forse è stato l’invito a non dimenticare le proprie radici. Soprattutto le radici della fede. Dopotutto, in un passato non così lontano, molte lotte e sacrifici sono stati compiuti in nome della fede” – racconta S. A. Kubilius.
Ricordando la visita di Papa Francesco in Lituania e altri eventi significativi del suo pontificato, S.A. Kubilius ha sottolineato la proclamazione del vescovo martire Teofilius Matulionis come Beato, un evento speciale nella vita della Chiesa lituana.
“Se il viaggio di Papa Giovanni Paolo II è stato il primo viaggio storico, legato al suo bisogno personale di sentirsi spiritualmente vicino ai lituani e per lui venire in Lituania era come visitare il suo stesso popolo, Papa Francesco non ha avuto le stesse sensazioni. La sua visita si è rivelata di tipo pastorale – una visita in un Paese che vive abbastanza pacificamente, che ha già stabilito la sua prosperità e che vede nuove sfide, alle quali Papa Francesco ha cercato di dare qualche risposta.
Quindi, la cosa più sorprendente in Lituania forse è stato l’invito a non dimenticare le nostre radici. Soprattutto le radici della fede. Dopo tutto, nel recente passato, si è lottato e sacrificato tanto per la fede. Mi sembra che Papa Francesco stesso fosse interessato a conoscere questa regione, che comprende sia la Lettonia, dove i cattolici sono in minoranza, sia l’Estonia dove i cattolici sono quasi assenti. È andato a vedere i tre Paesi forse pensando che fossero simili e quando è ritornato, ha detto molto francamente che si trattava di tre viaggi in tre luoghi diversi”.
Dopo il mandato dell’ambasciatore Zapolskas, la dr. Sigita Maslauskaitė-Mažylienė, ex direttrice del Museo del Patrimonio Ecclesiastico, artista e storica dell’arte, ha preso in mano le redini della piccola, ma molto importante missione diplomatica per la Lituania. Poiché il 2025 è stato dichiarato Anno Santo Giubilare, le ambasciate di tutti i Paesi presso la Santa Sede saranno invitate a contribuire all’organizzazione di pellegrinaggi a Roma e di altri eventi culturali e religiosi per le comunità dei Paesi rappresentati.
Traduzione dal lituano di Ieva Musteikytė