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La tratta di esseri umani: la moderna schiavitù. Invisibile. Presente

Sebbene la tratta di esseri umani sia riconosciuta in tutto il mondo come attività criminale e illegale, rimane tuttavia una delle forme di criminalità organizzata internazionale in più rapida crescita. Con oltre 25 milioni di vittime nel mondo e un giro d’affari da 150 miliardi di dollari ogni anno si conferma una piaga dell’umanità ancora da sradicare, una schiavitù moderna alla quale contribuiamo anche noi – consumatori. Per questo serve la consapevolezza che tutti svolgiamo un ruolo: cittadini, governi, imprese. Per contro, chi si trova vittima non si deve nascondere ma sapere che non è solo.

Daiva Lapėnaitė
ITLIETUVIAI.IT

Cos’è la tratta di esseri umani?

Nel Protocollo delle Nazioni Unite sulla prevenzione, soppressione e persecuzione del traffico di esseri umani la definizione “tratta di persone” indica il reclutamento, trasporto, trasferimento, l’ospitare o accogliere persone con la minaccia di ricorrere alla forza, o con l’uso effettivo della forza o di altre forme di coercizione, mediante il rapimento, la frode, l’inganno, l’abuso di autorità o una situazione di vulnerabilità, o con l’offerta o l’accettazione di pagamenti o di vantaggi al fine di ottenere il consenso di una persona avente autorità su di un’altra ai fini dello sfruttamento.

Lo sfruttamento include, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione di altre persone, o altre forme di sfruttamento sessuale, lavori o i servizi forzati, schiavismo o prassi affini allo schiavismo, servitù o prelievo di organi.

Numeri in aumento in tutto il mondo

Secondo i dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OSCE), le vittime di tratta nel mondo sono almeno 25 milioni, un terzo – sono bambini. Le Nazioni Unite calcolano, che il numero dei minori vittime di tratta sia triplicato in 15 anni. A questo quadro drammatico, si aggiunge il rapporto UNICEF 2020, in cui si denuncia che un bambino su dieci nel mondo, in questo momento, sia impiegato in lavoro di sfruttamento minorile. L’Organizzazione Internazionale del Lavoro calcola, inoltre, che il traffico di persone vale più di 150 miliardi di dollari l’anno, di cui oltre 50 provengano dallo sfruttamento del lavoro. I settori più colpiti dal fenomeno della tratta per lavoro sono l’edilizia, l’agricoltura e la manifattura.

Con riferimento specifico alla tratta al fine di sfruttamento lavorativo, circa due terzi delle vittime sono maschi. Invece nella tratta per lo sfruttamento sessuale oltre il 90% delle vittime sono donne e bambine.

Secondo la Commissione europea la tratta di esseri umani è un dramma dai numeri sconosciuti. Tra le 14.000 vittime denunciate all’interno dell’Unione Europea (nel 2017 e 2018) il 50% erano cittadine europee, il 72% erano donne e ragazze, il 92% sono state destinate allo sfruttamento sessuale.

Secondo l’ultimo rapporto del Consiglio d’Europa, le condizioni delle vittime si sono aggravate a causa della pandemia da Covid-19, un’emergenza che ha amplificato le disuguaglianze socioeconomiche in tutto il mondo. La perdita del lavoro o l’interruzione dei percorsi educativi hanno aumentato per milioni di persone il rischio di diventare vittime di trafficanti e sfruttamento.

La situazione in Italia

In Italia la tratta di persone è una realtà non solo presente ma in crescita. Secondo il rapporto di “Save the Children” nel 2020 in Italia sono state 2040 le persone prese in carico dal sistema nazionale Anti tratta – il doppio rispetto a cinque anni fa. In prevalenza donne e ragazze (81,8%). Una vittima su 20 è minorenne. I paesi di provenienza? La Nigeria (72,3%), seguita da Costa d’Avorio, Pakistan, Gambia e Marocco. La forma di sfruttamento prevalente è quella sessuale (78,4%) e lavorativa (13,85). Lo 0,6 % delle vittime fa accattonaggio e l’1% è coinvolto in economie illegali. 

Sara Amerio, Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sottolinea che per la loro conformazione geografica, la Sicilia, la Calabria e la Puglia sono le regioni maggiormente interessate dai fenomeni migratori. “La tratta di esseri umani è un fenomeno criminale che si inserisce all’interno dei fenomeni migratori, senza ovviamente sovrapporsi ad esso, dice S. Amerio.

Infatti, è tratta soltanto il fenomeno dell’introduzione (assieme ad altre condotte) nel territorio dello Stato di un soggetto vulnerabile, al fine di sfruttarlo in varie attività lavorative: prostituzione, accattonaggio o altro. In particolare, nelle zone meridionali d’Italia, la forma di sfruttamento più diffusa è quella lavorativa, con particolare riferimento al lavoro agricolo, come i braccianti nei campi. In Calabria, nello specifico, è molto diffuso lo sfruttamento di migranti nella raccolta di agrumi, olive e pomodori. I soggetti sfruttati provengono per lo più dalle zone del centro Africa”.

Cosa prevede l’ordinamento italiano

In Italia la tratta di esseri umani è espressamente punita dalla legislazione italiana. In particolare, l’articolo 600 del Codice penale punisce con la reclusione da otto a venti anni, chiunque riduca una persona in schiavitù, o in una condizione analoga alla schiavitù.

L’articolo 601 del Codice penale definisce, punendolo con la reclusione da otto a venti anni, il delitto di tratta di persone, ritenendolo applicabile sia quando ne risultino vittima soggetti già ridotti in schiavitù o in servitù, sia quando esso riguardi soggetti che vengono trafficati allo scopo di essere ridotti in tali situazioni. L’articolo 602 del Codice penale prevede e disciplina la fattispecie di acquisto e alienazione di schiavi.

La legge sulla tratta ha inoltre novellato il delitto di associazione a delinquere (art. 416 c.p.) affermando che laddove l’associazione sia diretta a commettere taluno dei delitti di cui agli articoli 600, 601 e 602, si applica la reclusione da cinque a quindici anni nei casi di promotori costitutori o organizzatori dell’associazione, e da quattro a nove anni nei casi di partecipazione all’associazione.

Oltre alle sanzioni penali, la legge prevede anche sanzioni amministrative. Ad esempio, per lo sfruttamento del lavoro irregolare la multa al datore di lavoro può arrivare da 1.500 a 36 mila euro.

Lituani in Italia. Pochi i dati, tanta incertezza

In Italia, secondo i dati ufficiali, vi sono 5505 lituani che hanno dichiarato la loro residenza nel territorio italiano. Quasi l’80 percento sono donne.

La situazione socioeconomica dei cittadini lituani dipende molto dalle regioni di residenza. Ci sono i lituani che hanno creato le start-up, avviato un’impresa o stanno facendo carriera professionale presso le aziende italiane e internazionali, alcuni di loro appartengono al Club dei Professionisti lituani in Italia.

Ma, come mostrano le storie personali di alcuni membri della comunità lituana o i fatti raccontati dalla stampa, non tutti i lituani in Italia, pur essendo cittadini dell’Unione europea, vivono in un ambiente sicuro.

Di tanto in tanto, si sentono le notizie sui connazionali impiegati illegalmente, intrappolati nella rete della prostituzione o addirittura assassinati e altri che hanno commesso reati gravi (come l’omicidio).

Ad esempio, nel febbraio 2008, nel comune di Montecatini, in provincia di Pistoia, in Toscana, è stata uccisa la ballerina Oksana Auskelytė (27). Il suo corpo, in una valigia, è stato gettato in un cassonetto della spazzatura.

Nel 2013 una prostituta di origine lituana è stata picchiata e derubata a Salerno, in Campania. Un’altra donna di origine lituana è stata ferita nel 2019, nel comune di Osio Sotto, in provincia di Bergamo, Lombardia.

Nel 2019 a Popoli, in provincia di Pescara, in Abruzzo, è stata trovata un’azienda in cui lavoravano in nero dodici dipendenti, tra cui un lituano.

E queste sono solo una parte delle storie. Le situazioni vanno dalla prostituzione al lavoro irregolare, dall’omicidio al femminicidio.

La parte peggiore è che la situazione è tragicamente incerta. Non ci sono dati reali su quanti cittadini lituani, cittadini di uno stato dell’Unione europea, vengono abusati o sfruttati in Italia e di quale aiuto hanno bisogno.

“Non sei sola(o)”

Analizzando la situazione si giunge alla conclusione che forse le persone finite nelle reti del traffico di esseri umani non si rendono nemmeno conto della complessità della loro situazione, non conoscono i loro diritti e non sanno a chi rivolgersi per chiedere aiuto. Un aiuto che spesso ha bisogno di superare una barriera molto dolorosa – quella della vergogna.

Le Nazioni Unite sottolineano che la lotta contro il traffico di esseri umani passa soprattutto dal coraggio dei sopravvissuti di denunciare. Un compito non facile.

L’OSCE sottolinea che per fermare questa piaga tutti abbiamo un ruolo da svolgere: cittadini, governi, imprese. “Tutti rischiamo di incoraggiare il traffico quando acquistiamo, consapevolmente o meno, servizi prodotti da vittime di tratta – osserva Valiant Richey per OSCE. Esercitando il nostro potere di acquisto, come consumatori, abbiamo il potere di agire contro la tratta”.

Il sostituto Procuratore Amerio fa presente che “nelle zone rurali in cui è maggiormente diffuso l’odioso fenomeno dello sfruttamento lavorativo, sono presenti sia organizzazioni di natura solidaristica che sindacati, che possono costituire il primo terminale cui rivolgersi in caso di necessità. La vittima di sfruttamento ha poi diritto, in presenza di determinati elementi reddituali, di essere assistita gratuitamente da un difensore e di avvalersi di un interprete. Ovviamente, ogni caserma sul territorio nazionale è preposta per la ricezione delle notizie di reato, potendo la vittima rivolgersi anche ad un appartenente delle forze dell’ordine di sesso femminile, con cui potrebbe trovarsi maggiormente a proprio agio nel rappresentare il proprio vissuto”.

Per dare il suo contributo alla emersione del fenomeno e supportare le vittime di tratta e sfruttamento, il Club dei professionisti lituani in Italia, di cui fanno parte avvocati, educatori, ricercatori, psicologi, giornalisti ed esperti della comunicazione, e la Comunità lituana in Italia ha preso parte attiva nel progetto “Le misure delle comunità lituane per la prevenzione della tratta di esseri umani”. Con il sostegno del Ministero degli Interni della Lituania e in collaborazione con il portale news dei lituani in Italia itlietuviai.it è stato creato un box informativo e di prevenzione “Tu – ne viena(s)” – “Non sei sola(o)” dove trovare le informazioni necessarie e, in alcuni casi, consultare un esperto in campo.

Tutti i lituani in Italia e gli italiani interessati all’argomento e chiunque avesse delle informazioni, domande o delle preoccupazioni, sono invitati ad aderire attivamente a questa iniziativa e/o scrivere via email a tunevienas@itlietuviai.it.

Dove trovare aiuto

Numero verde Antitratta, attivo tutti i giorni della settimana, 24 ore su 24, su tutto il territorio nazionale in più lingue: 800 290 290 e un numero mobile (a pagamento) 342 7754946. Ulteriori informazioni sul servizio nel sito www.osservatoriointerventitratta.it , gestito dal Numero Verde.

“Associazione Irene”, Via Fabio Filzi 27, 20124 Milano. Email: irene@irene.mi.it

Ambasciata della Repubblica della Lituania in Italia, Via Vittoria Colonna, 1, 00193 Roma. Tel.:  0685 59052, email: amb.it@urm.lt 

La rubrica dedicata alla prevenzione della tratta di persone “Non sei sola(o)” presso il portale news dei lituani in Italia ITLIETUVIAI.IT email: tunevienas@itlietuviai.it

Ricordati, NON SEI SOLA(O)

La rubrica dedicata alla prevenzione della tratta di persone “Non sei sola(o)” presso il portale news dei lituani in Italia ITLIETUVIAI.IT email: tunevienas@itlietuviai.it
Il progetto “Non sei sola(o)” è finanziato da:

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