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Sulle tracce della memoria di Marija Gimbutas in Italia

Il nome di Marija Gimbutas (Vilnius 1921 – Los Angeles 1944), archeologa, antropologa e caposcuola di arcimitologia, è ben noto in Italia, paese, dove Gimbutas nei vari decenni condusse scavi archeologici. Oggi l’eredità e la memoria della studiosa di origini lituane è custodita in alcune regioni italiane, tra queste Basilicata, Emilia-Romagna e Piemonte. Cosa legava la scienzata di fama mondiale all’Italia e da dove nascono l’interesse e il desiderio di preservare la sua memoria? Di questo e molto altro parliamo con alcune studiose e artiste italiane, da sempre affascinate dalle ricerche di Gimbutas. 

Kristina Janušaitė-Valleri
ITLIETUVIAI.IT

Marija Gimbutas, archeologa e caposcuola di arcimitologia, a lungo docente presso l’Università di California, è considerata tra le scienziate di maggior rilievo del Novecento. Anche questo ha motivato alcune artiste e studiose italiane, ispirate da Gimbutas, a ideare diverse forme di commemorazione, tra Basilicata e Piemonte.

Gimbutas nasce nella Lituania indipendente, nel 1921, e si iscrive alla facoltà di Archeologia presso l’Università di Vilnius. Già in quelli anni sceglie una strada originale nella ricerca accademica, ovvero unisce lo studio del folklore a discipline più rigorose come linguistica e archeologia. 

Cresce in un ambiente culturalmente ricco e ha modo di frequentare personalità di spicco della società lituana come il filosofo Vidūnas e il linguista Jonas Basanavičius, che lasceranno una forte impronta nella biografia di Gimbutas, da sempre interessata all’arte e all’etnografia.

Con lo scoppiare della Seconda guerra mondiale Marija Gimbutas insieme al marito, lo storico dell’architettura Jurgis Gimbutas, e loro figlia Danutė lasciano la Lituania. Nel 1946 continua gli studi di archeologia, etnologia e storia delle religioni presso l’Università di Tubinga, ottenendo il titolo di dottore di ricerca. Successivamente si trasferisce con la famiglia negli Stati Uniti, dove inizia la sua strada verso la notorietà internazionale. Inizia ad insegnare ad Harvard e in California, concentrandosi sempre di più sull’antico mondo baltico. 

Oggi Marija Gimbutas è considerata tra le più importanti scienziate donne del XX secolo, una vera innovatrice e visionaria, celebre per aver introdotto un approccio interdisciplinare nello studio del patrimonio archeologico, ovvero l’arcimitologia. 

Il principale campo di ricerca di Gimbutas è stato l’Europa post-paleolitica, denominata dalla studiosa “l’Antica Europa” o “la Civiltà della Dea”. Secondo Gimbutas, questa civiltà esprimeva un ordine sociale matriarcale e profondamente pacifista. La sua popolazione si dedicava principalmente all’agricoltura, produceva dell’artigianato memorabile e come divinità suprema venerava la Grande Madre. 

Durante la sua vita Marija Gimbutas pubblicò ben 23 libri, tra cui lo studio “La Civilità della dea: il mondo dell’antica Europa” che ricevette il prestigioso Premio Anisfield-Wolf, istituito negli Stati Uniti per i più importanti contributi nel settore della storia culturale. Per commemorare i 100 anni della sua nascita, l’UNESCO e il Parlamento Lituano dichiararono il 2021 l’anno di Marija Gimbutas. 

Un’autentica ispirazione per le donne italiane

Negli anni settanta e ottanta Gimbutas condusse gli scavi archeologici in Bosnia, Macedonia, Grecia e Sud Italia, in particolare in Puglia. Le sue ricerche e pubblicazioni acquistarono sempre più crescente importanza tra gli archeologi e gli storici, ispirando numerosi scienziati delle più svariate discipline e artisti di diversi paesi del mondo, Italia compresa. 

In Italia non mancano associazioni e gruppi d’impronta femminista recanti il nome di Gimbutas. Si sentono legati alla memoria della visionaria lituana, da cui traggono ispirazione per le proprie idee e ricerche creative. Alcuni hanno persino deciso di commemorare l’archeologa lituana negli spazi pubblici urbani.

Dell’eredità di Gimbutas in Italia sono ad occuparsi principalmente le professioniste che operano in diversi settori, dall’archeologia fino alle discipline artistiche. 

Una delle più ferventi promotrici della memoria di Gimbutas in Italia è la docente di lingua e letteratura inglese, nonché la ricercatrice presso Libera università delle donne di Milano, Luciana Percovich. 

Percovich non ha mai incontrato Marija Gimbutas di persona, eppure le opere e le ricerche della scienziata lituana sulla civiltà della Grande Madre l’hanno toccata profondamente. Il suo primo incontro con l’opera di Gimbutas avvenne a Milano nel 1999 durante la conferenza Le origini dell’Europa ancestrale in cui la scienziata statunitense Joan Marler presentò ampiamente la vita e il pensiero di Marija Gimbutas. 

Successivamente Percovich approfondì le opere di Gimbutas e si mise alla ricerca di qualcuno altrettanto appassionato con cui divulgare insieme la sua eredità e lo sguardo innovativo sulla preistoria dell’Europa legata alla visione matriarcale diffusa nel paleolitico. Si pose inoltre l’obiettivo di presentare il metodo arcimitologico a un pubblico più ampio.

In questo modo a Torino vennero organizzate le prime conferenze internazionali dedicate alla scoperta del pensiero di Marija Gimbutas, mentre nel 2014 a Roma fu commemorato il ventesimo anniversario dalla scomparsa dell’archeologa. Percovich, insieme alla collega Sarah Perini, curò la pubblicazione della raccolta di contributi intitolata “Marija Gimbutas. Venti anni di studi sulla dea. Atti del Convegno”.

Dall’associazione al documentario

In linea con l’intento di far conoscere la figura di Maria Gimbutas a un pubblico più vasto, nel 2010 a Torino fu fondata l’associazione “Laima” (Laima è il nome di una divinità, una sorta di strega buona, nella mitologia baltica).

“La nascita dell’associazione fu preceduta da un lungo e approfondito studio decennale dell’opera dell’archeologa. Insieme alle colleghe Morena Luciani Russo, Sarah Perini e Daniela Degan abbiamo pensato di organizzare una serie di conferenze, invitando alcune relatrici dagli Stati Uniti. Quindi “Laima” fu fondata come una sorta di piattaforma per avviare iniziative di questo genere, oltre ad essere un centro studi che possa raccogliere varia documentazione relativa alle conferenze, per preservarla e diffonderla a livello nazionale,” racconta a ITLIETUVIAI Luciana Percovich, co-fondatrice dell’associazione.

L’altro contributo fondamentale di Percovich alla memoria di Gimbutas è un’iniziativa ideata per i 100 anni della nascita della studiosa lituana: il sito internet Preistoria in Italia. Uno degli scopi dichiarati è quello di documentare e classificare i reperti archeologici trovati sul territorio italiano risalenti all’epoca matriarcale basandosi sul metodo arcimitologico di Gimbutas. Fra pochi mesi, partendo da questa iniziativa, a Pescara verrà inaugurata l’apertura dell’associazione recante lo stesso nome.

Va menzionata inoltre una serie di proiezioni del documentario “Signs out of time” (del regista D. Read) dedicato alla figura di Gimbutas in diverse città italiane, sempre su iniziativa di Percovich, con lo scopo di diffondere l’eredità della studiosa. Il documentario ha riscosso un grande successo presso il pubblico e suscitato interesse verso le ricerche e la personalità della scienziata. 

“Marija Gimbutas non è stata unicamente una scienziata, ma in un certo senso anche un’influencer del suo tempo che invitò a guardare la storia dell’umanità da un’altra angolazione”, sostiene una delle fondatrici dell’associazione “Laima” e custode della memoria di Gimbutas in Italia, Luciana Percovich.

Intitolare i parchi, comporre i versi

Seguendo il filo delle tracce, materiali ma non solo, della memoria di Gimbutas ci troviamo nella regione Emilia-Romagna, a Sasso Marconi, nella provincia bolognese. 

L’8 marzo 2008 grazie all’iniziativa di Vittoria Ravagli, artista e poetessa italiana, a Sasso Marconi viene inaugurato un parco dedicato alla studiosa lituana.

All’inaugurazione partecipano la sindaca Marilena Fabbri, l’assessora alle pari opportunità Sandra Federici e membri di varie associazioni femminili del territorio. Segue un programma ricco di interventi artistici volti a sensibilizzare sul tema della violenza contro le donne. 

Ne nasce un’associazione di carattere socioculturale, il Gruppo di Maria Gimbutas

“Il gruppo si è formato in modo spontaneo lo stesso giorno in cui si è inaugurato il parco di Gimbutas, dopo le letture collettive dei versi della poetessa messicana di Chiapas Ambar Past. Gimbutas aveva interpretato i manufatti da lei trovati come segni di una civiltà pacifica e paritaria esistita nel neoltitico, in particolare in Europa. Il gruppo prende il nome da queste sue scoperte e dal suo sguardo visionario”, racconta Vittoria Ravagli.

“Gli alberi del parco ormai sono cresciuti. In questo spazio organizziamo eventi gratuiti per tutti: serate di letteratura e di incontri per parlare della storia e del presente di questa comunità, per commemorare chi non c’è più. Quasi sempre partecipano persone che amano la poesia e la scrittura”.

Un altro luogo commemorativo si trova a Potenza. Nel 2019, in occasione dei 25 anni dalla scomparsa dell’archeologa, in questa città le autorità locali hanno inaugurato una rotonda dedicata alla scienziata lituana, un piccolo spazio verde in via Gallittello nei pressi della galleria Unità d’Italia.

La targa commemorativa posta in prossimità della rotonda porta la seguente scritta: “Archeologa – Portabandiera di pace”.

L’ideatrice e l’organizzatrice di questa iniziativa è Teri Volini, pittrice, performer e scultrice italiana nonché direttrice del centro artistico e culturale di Potenza. 

“Oggi parliamo sempre più forte della necessità di intitolare strade, piazze e altri luoghi alle donne e questo è un passaggio sociale importantissimo, perché le donne sono ancora lasciate al margine. Dobbiamo cercare tutti di rompere questa prospettiva. In questo senso l’inaugurazione della targa a Gimbutas il 30 aprile 2019 a Potenza è un evento significativo”, sottolinea Volini e aggiunge: “Nella parte orientale e in quella occidentale dell’incrocio potete vedere due targhe con il nome e la fotografia dell’archeologa.

L’interesse per la studiosa lituana, caposcuola dell’arcimitologia, in Italia non si spegne da decenni: numerose artiste e scienziate traggono ispirazione dalle sue opere e dal suo pensiero, di fatto preservandone con gratitudine la memoria che trasmettono anche in questi versi. 

 A Marija Gimbutas

È l'ora di sera che il vento s'alza leggero.

Bisbigliano "grazie" le donne antiche
passando in processione
dal tuo giardino,
dove lenta e potente
cresce la pianta della gilania

Il vento scompiglia le loro voci
e le nostre

Mescola parole e sogni

 Vittoria Ravagli

Traduzione dal lituano di Toma Gudelytė 
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