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Le tracce dei Radvila in Italia: il calco preparatorio per il monumento di Maria Ursula Radvilaite-Krasinska nella Galleria dell’Accademia di Firenze

Maria Ursula Radvilaite (1779–1822) era la moglie di Wincenty Krasinski e apparteneva alla potente e nobile famiglia lituana Radvila (in polacco Radziwiłł). Suo padre era Dominykas Radvila, mentre la madre, di origine polacca, si chiamava Constancja Huten-Czapska. Nella sala più defilata della Galleria dell’Accademia, chiamata Gipsoteca, si conserva il modello in gesso del monumento funebre a Maria Radvilaite, qui ritratta con il figlio Zygmunt al suo fianco. Questo calco preparatorio fu creato dallo scultore Luigi Pampaloni (1749–1871) e successivamente realizzato in marmo dallo stesso artista. Il suddetto monumento a Maria Radvilaite-Krasinska oggi si può ammirare nella chiesa di Opinogóra a Ciechanóv, vicino a Varsavia.

Rūta Abaravičiūtė
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Il ritratto della defunta Maria Radvilaite-Krasinska, rappresentata con il figlio inginocchiato accanto, fu fortemente voluto dal marito Wincenty Krasinski, che desiderava immortalare l’ultimo istante di vita della moglie. Quando Maria scomparve nel 1822 per una grave forma di tubercolosi, al suo capezzale vegliavano il marito e il loro figlio di dieci anni Zygmunt. La presenza del figlio vicino alla madre quarantaduenne rende la scena ancora più straziante: la dura prova del destino ha piegato le ancora fragili spalle del bambino.

Nonostante la dura prova del destino, Zygmunt Krasinski (1821–1859) già in gioventù riuscì a sollevarsi e a diventare uno dei tre più famosi poeti del romanticismo polacco. Le sue opere poetiche fanno parte del pantheon della letteratura assieme a quelle di Juliusz Słowacki e Adam Mickiewicz. Le opere letterarie di Zygmunt sono state influenzate anche da Dante Alighieri, il grande poeta fiorentino, conosciuto in tutto il mondo per il suo celebre poema la Divina Commedia.

L’autore di questo notevole monumento è Luigi Pampaloni, allievo del celebre scultore Lorenzo Bartolini, che agli inizi del ‘900 aveva un importante studio d’arte a Firenze. La soglia della bottega di Bartolini era varcata prevalentemente dalla nobiltà polacca ed inglese, che apprezzava la professionalità italiana e desiderava avere come ricordo il proprio busto-ritratto in stile neoclassico. Le loro effigi erano una specie di souvenir italiano molto pregiato, dopo aver concluso il Gran Tour, molto in voga allora in Europa. D’altronde, sono trascorsi solo tre secoli dall’epoca in cui le persone potevano avere la propria immagine solo grazie alle belle arti. Una volta lasciati le botteghe degli artisti, i busti facevano bella mostra di sé su eleganti tavolini nei salotti, nelle chiese o nei cimiteri come monumenti funebri, oppure osservavano lo spettatore come ritratti appesi al muro, testimoniando la gioventù o le glorie passate dei committenti. Erano appannaggio delle persone facoltose e colte, capaci di apprezzare l’arte, proprio come erano Radvila e Krasinski.

Nelle vene di Maria Ursula scorreva il nobile sangue dei duchi Radvila. Solitamente i casati importanti s’imparentavano solo con esponenti di famiglie altrettanto blasonate oppure con quelle di comprovata solidità finanziaria. Se non era possibile trovare il partito adatto nelle immediate vicinanze, lo si cercava lontano dalla patria, per questo i legami matrimoniali delle classi sociali superiori si estendevano anche nell’ambito europeo.

Wincenty Krasinski, il marito di Maria Ursula, proveniva da un’antica casata dei boiari della Masovia, e il suo status sociale era ulteriormente avanzato grazie al servizio nell’armata di Napoleone Bonaparte, successivamente anche in quella dello zar. Maria non poteva resistere al fascino dell’ambizioso ragazzo, che aspirava alla carriera di generale, oltre che di tre anni più giovane.

L’albero genealogico di lei vantava anche alcuni nomi delle casate aristocratiche italiane. Seguendo la linea paterna di Maria attraverso i legami matrimoniali, scopriremmo diversi cognomi fiorentini o toscani, che hanno fatto grande la storia del Rinascimento. Tra questi possiamo trovare le donne dei Guicciardini, Strozzi o Altoviti, che si sono unite nel matrimonio con gli uomini dei Radvila.

Ad esempio il tris nonno di Maria, un tale Dominykas Mikalojus Radvila (1653–1697), sposò Lucrezia Maria Strozzi, figlia di Lorenzo Strozzi Altoviti e Maria Macchiavelli. Sicuramente dai tempi della scuola conoscete Niccolò Macchiavelli, il primo politico moderno, nonché l’autore del celebre trattato “Il Principe”. Oppure potreste avete sentito nominare Mikalojus Kristupas Radvila Naslaitelis (in polacco Mikołaj Krzysztof Radziwiłł Sierotka), l’esponente più conosciuto del casato, che per primo ha compiuto un pellegrinaggio in Terra Santa e poi lo ha raccontato nel suo libro “Il Viaggio a Gerusalemme”, divenuto un bestseller nell’Europa del ‘600.

Invece, se tracciassimo la linea genealogica materna di Maria, essa ci porterebbe addirittura fino all’imponente Palazzo Strozzi di Firenze, la cui costruzione fu iniziata dal banchiere Filippo Strozzi già nel 1489, quando al casato fu finalmente concessa l’agognata grazia da parte dei Granduchi della Toscana, i Medici. Il Palazzo si trova in centro a Firenze, non lontano dalla Galleria dell’Accademia, dove è esposto il calco in gesso della scultura funebre dedicata a M.U.Radvilaite.

La Galleria è famosa soprattutto per il pregiatissimo David marmoreo del grande scultore Michelangelo Buonarroti, il genio del Rinascimento.

Dopo aver ammirato il capolavoro mondiale, non scordatevi che nella sala chiamata la Gipsoteca, più defilata rispetto al grande flusso di turisti, vi aspetta pazientemente la copia del memoriale a M.U.Radvilaite. Nel periodo in cui è stato scritto questo articolo la Gipsoteca era in restauro, ma riaprirà le porte ai visitatori nell’estate del 2022.

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