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Un lituano in viaggio intorno al mondo: l’itinerario inizia al Museo del Novecento di Milano

Durante la visita al Museo del Novecento di Milano, uno tra i più importanti musei d’arte italiana del XX secolo, la vostra attenzione sarà catturata dall’opera di Marino Marini, intitolata “Ritratto di Lucosius” (1935). Si tratta di una scultura in terracotta, raffigurante la testa di un giovane uomo con il busto appena accennato. Chi era Lucosius (la versione italianizzata del cognome lituano Lukošius) e perché fu immortalato da uno dei più famosi scultori italiani del XX secolo? Guidati dalla grande curiosità abbiamo cercato di scoprirlo.

Giedrė Rutkauskaitė
ITLIETUVIAI.IT

Le fonti su Internet che abbiamo analizzato non fanno menzione del personaggio raffigurato da Marino Marini. Il museo che espone il “Ritratto di Lucosius” lo presenta come frammentario e caratteristico dell’opera di un artista che trasse ispirazione dai reperti archeologici della cultura etrusca. A quel punto le ricerche si dirigono alle fonti lituane. Nell’enciclopedia universale lituana troviamo un articolo sullo scultore e pittore lituano Petras Lukošius, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Milano nel 1937. Finalmente sulla strada giusta!

Infatti, come hanno dimostrato ulteriori ricerche, P. Lukošius ha studiato scultura decorativa all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Monza dal 1935. Fu lì che le sue strade si incrociarono con M. Marini, dove quest’ultimo insegnò scultura.

Ciò è confermato anche dalle informazioni contenute nel libro “Sugrįžtu” (it. “Sono di ritorno”) preparato da Irena Lukošiūtė–Petraitienė e Donatas Lukošius, i cui estratti sono stati pubblicati nel 2012 nella rivista “Žemaičių žemė”. Si legge qui che P. Lukošius “riuscì a lavorare presso l’istituto in Italia sotto la guida del famoso scultore M. Marini”. Pertanto, l’autore del ritratto e il modello sono stati legati da una relazione tra insegnante e studente.

La vita di P. Lukošius (1898–1986) è stata particolarmente intensa. Un samogizio (proveniente dalla regione lituana Žemaitija) di Drūkčiai, paesino nella contea di Telšiai, che ha scelto la strada dell‘arte contro la volontà di suo padre. Nel 1926 con l’aiuto dei Salesiani lituani che notarono il suo talento straordinario, andò per la prima volta a studiare in Italia, alla scuola Don Bosco di Verona. Qui in due anni acquisì la specialità dell’intaglio del legno. Nel 1935, dopo aver ricevuto una borsa di studio statale lituana, si recò per la seconda volta in Italia, all’Istituto di Monza. Dopo la laurea, studiò per un paio d’anni presso la Scuola di Decorazione della Regia Accademia di Belle Arti di Roma.

Nonostante le pessime condizioni cui era sottoposto nel periodo di studio (dovendo talvolta pernottare nella camera dei rifiuti dell’Accademia su un pavimento di cemento), fu uno studente estremamente laborioso e ardente, di sua volontà frequentò lezioni aggiuntive serali sulle tecniche di affresco, encausto, mosaico e policromia lignea. Tornato in Lituania dopo gli studi, lavorò per qualche tempo presso l’Accademia di belle arti di Vilnius, diventò membro dell’Unione degli artisti lituani e partecipò a numerose mostre d’arte. Con lo scoppio della guerra e la chiusura dell’Accademia, nel 1943 andò a studiare all’Accademia di belle arti di Vienna.

Da lì fuggì attraverso le Alpi in Svizzera, ma fu arrestato dalle pattuglie tedesche e imprigionato fino alla fine della guerra. Nel 1945 finalmente raggiunse la Svizzera, dove fu internato, curato e si formò in oreficeria. Nel 1947, con la mediazione del console venezuelano, le sue strade si diressero verso il Sud America, a Caracas, poi a Los Angeles, e ancora più tardi nella lontana India. Qui studiò arte orientale, inoltre viaggiò molto. Nel 1967 fu invitato a insegnare all‘Istituto d’istruzione superiore di Udaipur e lavorò sotto il patrocinio di Bhagvan Sing, ex re di Udaipur, vivendo nel suo palazzo.

Amava moltissimo questa terra lontana e sognava di trascorrervi i suoi ultimi giorni di vita. Sfortunatamente, il destino non lo permise: nel 1969 l’artista tornò a Los Angeles e visse in California fino alla sua morte. È simbolico che nel 1975, dopo aver acquisito la cittadinanza americana, abbia deciso di cambiare il suo nome in Dhula, che in sanscrito significa “polvere della terra”, e il cognome in Yatri – “passeggero venuto su questo globo”.

La vita di P. Lukošius è descritta nel migliore dei modi dalle sue stesse parole in una lettera indirizzata alla famiglia rimasta in Lituania: “Il destino della mia vita si è prefissato l’obiettivo: seminare grani d’arte immortali in tutto il mondo.”. La personalità e l’eredità creativa di questo artista meritano di essere recuperate dall’oblio. Ona Mažeikienė, studiosa del Museo nazionale lituano di belle arti, afferma che alcune opere di Lukošius siano state acquistate dai musei d’arte moderna di Roma e Palermo.

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