La celebre cappella padovana custodisce un ricordo del Granducato di Lituania

La città di Padova, poco distante da Venezia, nella parte nordorientale d’Italia, è nota ai visitatori lituani soprattutto per la sua cittadella antoniana: ogni anno per ammirare il sepolcro del Santo francescano arrivano qui pellegrini da tutto il mondo. Se vi è mai capitato di visitare la Basilica di Sant’Antonio da Padova (che i padovani chiamano più comunemente il Santo), avrete di sicuro ammirato la celebre cappella delle reliquie collocata nella parte absidale della Basilica, alle spalle dell’altare centrale. Avreste mai immaginato che a pochissimi passi da quest’ultima, alla sua sinistra, potesse essere custodito un tesoro del Granducato di Lituania? Però partiamo dall’inizio.
Toma Gudelytė
ITLIETUVIAI.IT
Fin dalla sua nascita, nel 1222, l’Università di Padova divenne uno dei centri accademici più importanti d’Europa per gli studenti polacchi, lituani e ruteni. Quando nel XVI secolo fu formata la Confederazione Polacco-Lituana, i suoi sudditi figuravano al secondo posto per il numero di iscritti all’Ateneo patavino. Negli anni il numero di studenti aumentò costantemente, per cui fu fondata un’associazione chiamata Natio Regni Poloniae et Magni Ducatus Lituaniae, per unire non solo studenti, ma anche pellegrini, diplomatici e clericali di passaggio a Padova.
Durante la prima riunione dell’associazione, il 20 dicembre 1592, venne deciso di finanziare la costruzione dell’altare, con la cripta destinata alla sepoltura dei connazionali, all’interno della Basilica del Santo. Secondo Mirosław Lenart, professore dell’Università di Opole e studioso della storia dei rapporti culturali tra polacchi e italiani, il fatto che ci fu una concessione per costruire l’altare dentro una delle chiese più rappresentative della città, testimonia l’importanza dell’associazione polacco-lituana nella vita padovana del tardo Rinascimento. L’altare fu consacrato nel 1607 e presto divenne oggetto di vanto nazionale per gli studenti della Confederazione Polacco-Lituana residenti a Padova nonché il centro della loro vita spirituale.
È tuttora possibile ammirare la tela che decorava l’altare polacco-lituano, eseguita dal pittore veneziano Pietro Malombra, su uno dei pilastri nella parte destra della Basilica. La tela rappresenta due santi: San Stanislao e San Giacinto Odrowąż, mentre l’altare, originariamente posizionato all’inizio della navata sinistra della Basilica, nel XIX fu sostituito con uno nuovo in stile barocco, nei nostri giorni consacrato a San Massimiliano Colbe. La cappella stessa fu spostata nel luogo attuale.
A cosa si devono i successivi cambiamenti? Innanzitutto alle tre spartizioni della Confederazione Polacco-Lituana, che nel XVIII sec. determinarono la cancellazione del nome delle due nazioni dalle mappe geografiche, ma non dalla memoria dei loro cittadini in emigrazione, che continuarono a preservare il patrimonio culturale. È grazie a loro se alla fine del XIX sec., con la rinascita dei movimenti nazionali, nella Basilica del Santo al posto dell’antica cappella di San Bartolomeo fu costruita la nuova cappella di San Stanislao.
Il polacco Jan Warchał, un frate francescano all’epoca penitenziere della Basilica di Padova, si occupò di raccogliere il denaro necessario per il restauro della cappella, mentre l’architetto italiano Camillo Boito accettò di sovraintendere i lavori, avendo anche motivazioni personali: sua madre, la contessa Józefina Radolińska, era discendente dell’antica nobiltà polacca.
Fu proprio Camillo Boito ad affidare la decorazione della cappella con degli affreschi al pittore polacco Tadeusz Popiel, allievo del celebre pittore Jan Matejko, autore della tela La battaglia di Grunwald. Prima di iniziare i lavori Popiel trascorse un anno in Italia studiando l’arte della pittura murale.
Gli affreschi della cappella, eseguiti a cavallo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo (1899–1900), conservano tuttora l’impronta dell’arte neogotica anche se, secondo la restauratrice della cappella, Elżbieta Barbara Lenart, vanno considerati il primo esempio di stile Art Nouveau presente a Padova. I grandi affreschi raffigurano la vita e il martirio del protettore della Polonia e della Lituania San Stanislao. Nelle lunette vediamo le immagini della Vergine della Misericordia della Porta dell’Aurora (a sinistra) e della Madonna Nera di Częstochowa (a destra), sopra di esse gli stemmi della Lituania e della Polonia con le corrispettive iniziali RL (Regina Lituaniae) e RP (Regina Poloniae).
| Foto di G. Rutkauskaitė
Se prestiamo attenzione, scorgiamo anche altri simboli araldici del Granducato di Lituania: il Cavaliere bianco (Vytis, lo stemma del voivodato di Vilnius), l’Orsa (lo stemma della Samogizia), le colonne di Gediminas. Nella ricca pittura murale si distinguono inoltre alcune figure di santi polacchi e lituani.
Sulla parete frontale a sinistra troviamo l’immagine di San Casimiro, sotto di esso: il busto di Jan Sobieski, re di Polonia e granduca di Lituania, celebre combattente contro l’Impero ottomano (scultore Antonio Madeyski, 1906).
L’altare in marmo della cappella fu progettato da Camillo Boito ed eseguito dallo scultore italiano Antonio Soldini nel 1900. Al centro del paliotto vediamo la figura dell’arcangelo Gabriele che volge lo sguardo verso la Vergine della Misericordia della Porta dell’Aurora. Nel dossale, sotto un baldacchino in stile gotico, Tadeuzc Popiel disegnò San Stanislao. Dietro l’altare, sotto la finestra, sono dipinti gli stemmi nobiliari dei generosi donatori della cappella: le famiglie Radziwiłł, Sapieha, Potocki e i conti irlandesi O’Rourke.
La parte bassa della parete della cappella è occupata da epitaffi commemorativi dedicati ai nobili della Confederazione Polacco-Lituana. Tra questi – due epitaffi dedicati ai membri della famiglia di Sapieha. Krzysztof Sapieha (1590-1637) fu il coppiere del Granducato (1633 – 1637), si distinse nelle guerre contro l’impero ottomano e lo Zarato russo, nel 1637 venne in Italia per curarsi, ma morì il 27 novembre dello stesso anno a Padova. L’altro epitaffio commemora suo fratello Aleksander Kazimierz Sapieha, il podstoli del Granducato, morto a Padova il 15 agosto 1619 (una parte dei suoi resti fu riportata in patria, l’altra sepolta nella Basilica di Sant’Antonio da Padova).
I lavori di restauro della cappella di San Stanislao durarono più di un decennio (dal 2005 al 2018).
