La tomba del primo uniata Santo Giosafat Kuncevičius nella basilica di San Pietro a Vaticano

Già da più di 50 anni, le spoglie di San Giosafat Kuncevičius (Giosafat Kuncewycz, 1580-1623) riposano nella Basilica di San Pietro in Vaticano, nell’altare di San Basilio Magno; è il sarcofago più vicino alla tomba di San Pietro. Così nel 1963 i Padri del II Concilio Vaticano presero questa decisione, volendo evidenziare il particolare contributo del Santo nell’unità della Chiesa. Che cosa ha in comune con la Lituania questo santo che ha iniziato l’opera ecumenica 400 anni fa? Giosafat, un monaco asceta, padre superiore del monastero, e in seguito arcivescovo, vagò per per le starde di Vilnius per molti anni, e fu qui che iniziò il suo vero cammino verso Dio. Giosafat che aveva un cuore aperto e abbracciava tutti con amore, era chiamato “cacciatore di anime” dai suoi fratelli ortodossi a causa del suo zelante guidare gli altri verso la Chiesa cattolica. Visitare la tomba del Santo Giosafat Kuncevičius non è facile: si trova in una zona della Basilica riservata a coloro che desiderano confessarsi, e i turisti non sono ammessi lì.
Nerija Marciukaitė
ITLIETUVIAI.IT
Ivan Kuncevičius nacque nel 1580 nel territorio dell’odierna Ucraina (VolynVolodymyr), in una famiglia ortodossa di nobili origini. All’età di quattro anni, mentre lui e sua madre pregavano nella chiesa accanto al Crocifisso, sentì come se una brace ardente avesse toccato il suo cuore proprio dal costato del Cristo Crocifisso. Il bambino disse alla madre che da grande avrebbe fatto qualsiasi cosa affinché nessuno facesse più del male a Gesù. Nel 1596, quando si formò l’unione ecclesiastica di Brest, Ivan fu inviato a Vilnius per imparare il mestiere del mercante.
Nel 1604 all’età di 24 anni divenne monaco basiliano a Vilnius. Questa decisione fu presa dopo l’arrivo del papa Clemente VIII a Vilnius per proclamare santo il re Casimiro. Ivan fu colpito dei racconti sulla vita di Casimiro, dal suo sacrificio verso i poveri, così si unì al monastero della SS. Trinità e scelse il nome monastico di Giosafat, approvando la conversione di parte della Chiesa all’unità con Roma, come dichiarato dall’Unione di Brest. In seguito ha dedicato tutta la sua vita a questa unità.
Nel 1617 insieme al futuro metropolita di Kiev Joseph Veljamin Rutsky, fondò l’’Ordine di St. Basilio Magno, l’unico ordine stabilito nel Granducato di Lituania. L’Ordine di San Basilio Magno divenne il principale esecutore delle posizioni adottate dall’Unione di Brest. Ecco perché i monaci basiliani e altri cattolici greci (orientali) sono chiamati uniati.
Nel 1617 G. Kuncevičius fu nominato vescovo di Vitebsk, e l’anno successivo anche arcivescovo di Polotsk. Nelle sue diocesi, Giosafat dovette affrontare grandi oscurità, ignoranza e superstizioni. I sacerdoti tendevano ad essere ortodossi, i templi venivano abbandonati, i laici gestivano in perdita i beni della chiesa (in termini di parrocchie e stesse comunità ecclesiali), alcuni sacerdoti uniati erano sposati per la seconda volta, e nei monasteri c’erano persone disubbidienti e non chiamate a vivere una vita monastica.
Nell’autunno del 1623 Giosafat si recò a Vitebsk, dove la situazione stava diventando preoccupante, e predicò per due settimane nelle chiese di questa città. Gli ortodossi lo provocavano per le strade, cercavano lo scontro e la controparte di Giosefat, M. Smotrick, aveva inviato il sacerdote Elia a insultare l’arcivescovo. Con la chiusura di quest’ultimo nella casa arcivescovile, i disordini si sono ulteriormente ampliati. La folla che circondava la casa dell’arcivescovo iniziò a picchiare i suoi servi. Quando Giosafat uscì per placare la folla, qualcuno lo colpì alla testa con un bastone e un altro lo uccise con un’ascia. Quindi praticarono un’apertura nel ghiaccio che ricopriva il fiume Dauguva, e vi infilarono il corpo dell’arcivescovo.
Questo accadde il 23 novembre del 1623. In seguito, si è parlato molto dell’aiuto miracoloso fornito da Dio per ritrovare il corpo di G. Kuncevičius. La notizia che il corpo è rimasto intatto per lungo tempo è stata accolta dai fedeli come testimonianza della santità della persona. Infatti dopo appena 20 anni Giosafat fu beatificato della Chiesa cattolica e nel 1867 papa Pio IX lo proclamò Santo. Le spoglie del Santo arcivescovo di Polack sono state venerate in vari luoghi della Lituania, Polonia e Bielorussia e, dopo la divisione della Repubblica delle Due Nazioni, sono state nascoste e seppellite nuovamente perché erano ricercate dagli oppositori dell’unità della Chiesa.
“Le reliquie di Giosafat Kuncevičius sono state spostate nell’Europa occidentale perché i provoslavi non vogliono vederlo in Ucraina e Bielorussia”, afferma Visvaldas Kulbokas, l’attuale nunzio apostolico in Ucraina.
Inizialmente le spoglie del santo arcivescovo di Polosk furono portate a Vienna, nel 1949 furono trasferite dall’Austria a Roma e nel 1963 sono state mostrate pubblicamente nella Basilica di San Pietro, dove si trovano ancora oggi.
Avvicinandosi l’altare centrale con il baldacchino sulla destra troverete una colonna con una scultura di San Pietro. La tomba del santo G. Kuncevičius si trova dall’altra parte rispetto alla colonna dell’altare di San Basilio Magno. Sopra la sua tomba, sull’altare di San Basilio Magno, si trova una copia in mosaico di un affresco originale dell’artista francese Pierre Subleyra, dipinto nel 1745, raffigurante San Basilio che celebra la Santa Messa per l’imperatore Valente. L’opera originale si trova nella Basilica di Santa Maria Degli Angeli a Roma.
Non a caso le spoglie del Santo martire Giosafat sono conservate in un luogo così onorevole in Vaticano: lui era un simbolo delle lotte ortodosse e degli uniati, ed è stato il primo santo uniato. Questo santo, importante per la Lituania, era disponibile per tutti, umile, modesto, sempre pronto a scusarsi. Con gioia accoglieva i suoi nemici, li perdonava e pregava per loro. Quando i suoi nemici lo soprannominarono “cacciatore di anime”, lui rispose loro: “Fa’, Dio, che io possa incantare tutte le vostre anime e accompagnarle in cielo.”
Traduzione dal lituano di Elzė Di Meglio
