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Le tracce indelebili del fondatore della Comunità Lituana in Italia V. Mincevičius nella causa della libertà lituana

70 anni fa, nell‘ottobre del 1952, Monsignor Vincas Mincevičius (1915-1992) veniva eletto primo Presidente della Comunità Lituana Italiana. Il suo straordinario lavoro è degno delle pagine dei libri di storia lituana. Il giovane lituano, venuto in Italia per studiare nel 1934, fu costretto a rimanervi per il resto della sua vita a causa dell‘occupazione sovietica, e per tutto il tempo si batté, abilmente e instancabilmente, per la causa della libertà lituana. Riportare la Lituania dall‘oblio, mostrare all‘Italia che la Lituania esisteva, ricordare la sua tragedia, che era anche la sua tragedia personale: questa era la missione dell’ecclesiastico. V. Mincevičius ha fatto molto per la Lituania nel corso della sua vita: ha tradotto dei libri lituani, ha aiutato i rifugiati, ha scritto e parlato dell‘occupazione sovietica, ha fondato il bollettino ELTA-Press, che riportava le notizie della Lituania in Italia, ha raccolto le mappe della Lituania, ha contribuito alla costruzione della Sala Lituania nella città di Bardi, decorata con simboli lituani, e 60 anni fa eresse una cappella lituana in onore del suo amico, il cardinale Antonio Samoré. Saulius Augustinas Kubilius, giornalista della versione lituana della Radio Vaticana, ci ha raccontato di V. Mincevičius e delle tracce che ha lasciato in Italia.

Saulius Augustinas Kubilius
ITLIETUVIAI.IT

Conoscenza che si è trasformata in amicizia

Ho avuto l‘ultima conversazione con monsignor V. Mincevičius la sera prima della sua morte. Abbiamo parlato al telefono. Si trovava nella sua casa di Gignod, vicino alla città di Aosta, nelle Alpi italiane settentrionali, vicino al confine con la Svizzera. Io e la mia famiglia siamo stati più volte suoi ospiti sulle Alpi e siamo stati in contatto con il monsignor V. Mincevičius a Roma. Su suo invito, avevamo programmato una nuova visita nell‘estate del 1992. 

V. Mincevičius disse che sarebbe dovuto tornare a Roma a causa dei suoi impegni con la Comunità Lituana in Italia (ILB), in quanto aveva annunciato l‘elezione del Consiglio di Amministrazione dell‘ILB per corrispondenza al momento della partenza per le Alpi. Egli aveva già espresso pubblicamente il desiderio di dimettersi dalla carica di Presidente del Consiglio della ILB. Aveva dichiarato che sarebbe tornato sulle Alpi a luglio, dopo aver ricevuto le schede postali e i risultati delle elezioni. Non è più tornato. È morto nella sua casa la sera del 30 maggio.

Conobbi monsignor V. Mincevičius nell‘estate del 1978 a Roma. Su suo invito, partecipai alla preparazione di un nuovo numero del bollettino ELTA-Press. La stessa estate visitai Bardi insieme a mons. V. Mincevičius. Soggiornai nella Villa Mater Gratiae, la casa del cardinale A. Samoré, che ospitava anche la casa di riposo fondata dal cardinale e il parco botanico fondato da V. Mincevičius, oggi purtroppo abbandonato.

Sembrava che tutto ciò che circondava V. Mincevičius dovesse diventare lituano, come se fosse stato stregato dalla “lituanità”, come testimoniano la Sala Lituania, la cappella in legno sotto gli Appennini e tutte le altre tracce di mons. V. Mincevičius in Italia. E ce ne sono molte. 

Lì, vicino alla strada si trovava una cappella in legno eretta da mons. V. Mincevičius per il cardinale A. Samoré, che oggi è ricordato da una cappella in pietra con una piccola replica della cappella nel luogo del precedente monumento. Quell‘estate di 44 anni fa vidi per la prima volta la Sala Lituania del Centro della Gioventù di Bardi, che mi rimase impressa. In quei giorni conobbi anche Guido Michelini, un professore di baltistica che era in visita da mons. V. Mincevičius a Bardi.

Ha lasciato molte impronte lituane

All‘epoca non conoscevo l‘italiano. Il mons. V. Mincevičius fu il mio primo insegnante di italiano. Quando arrivammo a Bardi, mons. V. Mincevičius mi disse: d‘ora in poi parlerò solo italiano. Una volta arrivato anche il prof. Guido Michelini, si misero a parlare in italiano e quando il prof. Guido si accorse che non capivo, mi disse che potevamo comunicare in lituano. Fu una vera sorpresa per me: un italiano che parlava perfettamente il lituano.

Sembrava che tutto ciò che circondava V. Mincevičius dovesse diventare lituano, come se fosse stato stregato dalla “lituanità”, come testimoniano la Sala Lituania, la cappella in legno sotto gli Appennini e tutte le altre tracce di mons. V. Mincevičius in Italia. E ce ne sono molte. 

Aggiungo che nella stessa estate a Bardi, il card. A. Samoré aveva celebrato il 50° anniversario del suo sacerdozio. Erano presenti i rappresentanti del governo, gli abitanti della città, diversi cardinali e una delegazione lituana guidata dal vescovo A. Antanas Deksnys, vescovo cattolico lituano dell‘Europa occidentale. La sera stessa, il 6 agosto 1978, la notizia della morte di Papa Paolo VI a Roma raggiunse i partecipanti alla cerimonia.

Mons. V. Mincevičius è stato per oltre vent‘anni il fedele segretario personale, assistente e collaboratore del cardinale A. Samoré. Fu probabilmente grazie al cardinale A. Samoré che nel 1963 il papa lo insignì del titolo di monsignore e nel 1965 gli fu conferita la cittadinanza onoraria della città di Bardi, dove si recava ogni estate insieme al cardinale.

I sovietici bloccarono la via di casa

V. Mincevičius giunse in Italia nel 1934. Il diciottenne di Liudvinavas (località nel Comune di Marijampolė da cui provenivano i genitori di V. Mincevičius), studente presso gli Istituti Salesiani di Torino in Italia, intendeva tornare in patria al termine degli studi. Purtroppo però, non era destinato a ritornare. Infatti sarebbe scoppiata la guerra. 

Come molti stranieri dei paesi in guerra che vivevano in Italia, V. Mincevičius fu esiliato a Catania per decreto del governo fascista, dove visse fino alla fine della guerra. La fine della guerra però non portò buone notizie: la nuova occupazione sovietica bloccò tutte le strade per il ritorno a casa. V. Mincevičius fu costretto a rimanere in Italia, che divenne la sua casa per quasi sessant‘anni, fino alla sua morte nel 1992.

Attraverso V. Mincevičius, giunsero in Italia notizie della Lituania occupata, della resistenza partigiana lituana, delle attività di resistenza e dissidenza, della vita politica, religiosa e culturale lituana. Durante questo periodo storico, la Lituania era scomparsa dalle mappe politiche del mondo.

Ha amato molto l‘Italia ed è sempre stato grato di potersi qui sentire al sicuro, di poter lavorare liberamente e di lottare per la libertà, la giustizia e l‘indipendenza della Lituania. V. Mincevičius dedicò tutte le sue energie a questa lotta senza armi, culturale ed intellettuale. Non perdonava ai sovietici ciò che avevano fatto occupando, sottomettendo e impoverendo la sua Lituania, terrorizzando il suo popolo, privandolo della libertà, della proprietà e del futuro. 

Parlava molto dell‘occupazione

V. Mincevičius era ben consapevole che l‘opinione pubblica italiana non era adeguatamente informata sulla minaccia comunista – l‘espansione dell‘influenza sovietica stalinista in tutta Europa, Italia compresa. V. Mincevičius ricordava sempre agli italiani un aspetto particolarmente importante dell‘occupazione della Lituania: le menzogne diffuse dai sovietici per convincere gli altri popoli che la Lituania non era occupata, ma che la stessa popolazione aveva espresso la propria volontà di adesione all‘URSS attraverso presunte libere elezioni.

‟No, la Lituania è stata occupata militarmente, manu militari, e quindi non si può parlare di annessione legittima“, – ricordava sempre V. Mincevičius.

Attraverso V. Mincevičius, giunsero in Italia notizie della Lituania occupata, della resistenza partigiana lituana, delle attività di resistenza e dissidenza, della vita politica, religiosa e culturale lituana. Durante questo periodo storico, la Lituania era scomparsa dalle mappe politiche del mondo. In Italia molti si riferivano alla Russia piuttosto che alla Lituania. E se qualcuno avesse osato dire in presenza di V. Mincevičius che la Lituania era la Russia, avrebbe ricevuto da lui una risposta tagliente: ‟L‘ignoranza non ha limiti“. 

Assistenza ai rifugiati lituani

La prima professione di V. Mincevičius fu quella di giornalista, quando studiava all‘Università Internazionale di Scienze Sociali di Roma, dove si formò la sua visione del mondo. La sua seconda vocazione fu quella di sacerdote, egli venne ordinato sacerdote a Roma nel 1949. Inoltre aveva altre vocazioni: insegnò scienze, fisica e chimica al Liceo di Catania, e mentre viveva a Torino prima della guerra, si innamorò delle Alpi valdostane tornandovi ogni estate.

V. Mincevičius accompagnava spesso persone politicamente indesiderate o in pericolo in Italia, attraverso i confini verdi delle Alpi, verso altri Paesi, il più delle volte in Svizzera. Tra loro c‘erano coloro che dopo la guerra divennero figure influenti della Repubblica Italiana, tra cui Luigi Einaudi, il secondo Presidente della Repubblica Italiana.

Nei primi anni del dopoguerra, i rifugiati lituani in Italia erano più di mille, compresi gli uomini deportati in Italia dai tedeschi per i lavori forzati. Circa la metà di loro si trovava nei campi di prigionia, altri fuggirono e si unirono ai partigiani italiani o all‘esercito di Anderson. I sacerdoti lituani in Italia erano diverse decine, i quali decisero di occuparsi dei rifugiati lituani, dividendosi nelle aree dell‘Italia meridionale, centrale e settentrionale. 

Nel nord Italia furono particolarmente attivi V. Mincevičius e il salesiano J. Zeliauskas. I sacerdoti si adoperarono per la liberazione dei prigionieri, fornendo loro cibo, vestiti e documenti, e intrapresero delle marce di protesta per evitare che venissero rimpatriati con la forza nella Lituania occupata. L‘amico dei lituani al Vaticano mons. A. Samorè e l‘associazione Lithuania si unirono a questa missione istituendo un Comitato Shalpa.

Nel 1945, attraverso la Pontificia Opera di Assistenza, egli fornì un sostegno significativo: cibo, vestiti, coperte, forniture mediche e, attraverso organizzazioni americane, veicoli per i lituani che dovevano recarsi a Pisa. In questa città, l‘associazione Lithuania istituì un Collegio di istruzione superiore per studenti lituani, anch‘esso diretto da V. Mincevičius. Grazie al suo impegno, molti studenti lituani ottennero i documenti accademici che permisero loro di legalizzarsi, di ricevere gli aiuti per i rifugiati e le tessere alimentari, di vivere in Italia o di emigrare. Molti di loro, come praticamente tutti i migranti lituani che avevano attraversato l‘Italia, si recarono all‘estero.

Coinvolgimento in attività politiche

Dopo aver finalmente deciso di diventare sacerdote, V. Mincevičius entrò a far parte del Collegio Lituano San Casimiro, fondato di recente a Roma. Allo stesso tempo continuò la sua attività giornalistica in Italia, riferendo sugli avvenimenti in Lituania, svolse attività politiche in Italia, mantenendo contatti personali con la Democrazia Cristiana italiana, anche se fu minacciato di espulsione dal Collegio Lituano per queste attività. 

V. Mincevičius contribuì in modo significativo alla campagna elettorale del 1948 in Italia, che all‘epoca rischiava di essere vinta da una coalizione di comunisti e socialisti, il Fronte Democratico Popolare. Influenzato dall‘atmosfera politica, V. Mincevičius divulgò le atrocità dei comunisti sovietici in Lituania come avvertimento agli italiani di ciò che li aspettava se i comunisti italiani, adoratori di Stalin, fossero andati al potere. Nella sede lituana del Collegio teneva segretamente una radiotrasmittente e una macchina da stampa, preparava e stampava le proprie circolari per il pubblico italiano, che venivano distribuite dagli attivisti della Democrazia Cristiana.

Dal 1948 V. Mincevičius fu rappresentante dell‘Unione dei Democratici Cristiani Lituani in Italia, dal 1952 – Presidente del Comitato Lituano a Roma, dal 1954 – Presidente del Consiglio di Amministrazione della Comunità Lituana Mondiale in Italia e rappresentante del Comitato Supremo per la Liberazione della Lituania a Roma. Allo stesso tempo, era a capo del Consiglio pastorale cattolico lituano in Italia. 

Nello stesso anno nacque ELTA-Press: per trent‘anni, grazie all‘impegno di V. Mincevičius, venne pubblicato a Roma un bollettino informativo sulla Lituania in lingua italiana, aggiornamenti riguardanti la lotta lituana per la libertà e la resistenza in Lituania e all‘estero.

Le commemorazioni del 16 febbraio in Italia, organizzate da V. Mincevičius erano molto importanti. Non si trattava soltanto di riunire i lituani per consolarsi e rafforzare la speranza di una Lituania libera e indipendente, quanto piuttosto di testimoniare al pubblico italiano la situazione in Lituania, il popolo lituano oppresso e la Chiesa perseguitata, al fine di suscitare la solidarietà e il sostegno degli italiani.

Nelle sue attività V. Mincevičius si impegnò al massimo per raggiungere un obiettivo: il ritorno della Lituania nella mappa politica delle nazioni del mondo. Il suo lavoro era la testimonianza che la Lituania esisteva, che l‘occupazione militare sovietica della Lituania era dannosa, illegale e ingiusta e che la Lituania aveva un posto storico nella famiglia delle nazioni europee. Lo ha fatto continuamente, senza sosta, come cittadino lituano, come sacerdote, giornalista, personaggio pubblico, insegnante e collezionista, come abile organizzatore, come amico degli italiani e come Presidente della Comunità Lituana in Italia (ILB).

1954- un anno ricco di attività

Il 1954 fu uno degli anni più efficaci dell‘attività ‟vulcanica“ di V. Mincevičius. Quando Papa Pio XII proclamò il 1954 Anno di Maria, i lituani, forse per la prima volta in un evento internazionale a Roma, e forse in tutta Europa, parteciparono alla Processione delle Nazioni come gruppo nazionale distinto con un proprio armamentario. Era stato V. Mincevičius a predisporre il manifesto della Comunità Lituana e le cinque bandiere mariane (Le tele di I. Pacevičiūtė: la Porta dell’Aurora di Vilnius, Šiluva, Kalvarija di Žemaičiai, Pažaislis e Krekenava).

Nello stesso anno nacque ELTA-Press: per trent‘anni, grazie all‘impegno di V. Mincevičius, venne pubblicato a Roma un bollettino informativo sulla Lituania in lingua italiana, aggiornamenti riguardanti la lotta lituana per la libertà e la resistenza in Lituania e all‘estero. Se vogliamo esaminare il caso della promozione della Lituania in Italia dal 1954 al 1984, ne troveremo uno specchio fedele proprio nelle pagine di ELTA-Press. La digitalizzazione e la pubblicazione degli archivi di questa pubblicazione ci aiuterebbe a comprendere meglio l‘importanza del contributo di V. Mincevičius e di altri rappresentanti della diaspora alla causa della libertà lituana. 

Per quanto sia nelle mie conoscenze, le serie complete di ELTA-Press dovrebbero essere conservate a Roma, presso la Biblioteca del Pontificio Collegio Lituano S. Casimiro, nonché nella Biblioteca  M. Mažvydas di Vilnius, alla quale sono stati consegnati gli archivi della famiglia Lozoraitis, con tutti i periodici e quindi anche i numeri di ELTA-Press. La raccolta personale di V. Mincevičius di ELTA-Press, per quanto ne so, fu consegnata al cardinale A. J. Bačkis, che ricevette anche l‘archivio di V. Mincevičius, ovvero ciò che ne rimaneva, perché, come è noto, distruggeva tutto quello che considerava non più rilevante. Soprattutto negli ultimi anni della sua vita, V. Mincevičius aveva risistemato drasticamente il suo archivio.

Commemorazione storica a Roma

Nel 1954, grazie all‘impegno di V. Mincevičius, fu organizzata a Roma una speciale commemorazione del 16 febbraio, che ebbe grande risonanza anche oltreoceano.

‟La solenne celebrazione della proclamazione dell‘Indipendenza della Lituania e del 50° anniversario del ripristino della stampa a Roma, organizzata dal Consiglio distrettuale di Roma della Comunità Internazionale Lituana (PLB), è stata un grande successo“, scriveva il quotidiano di Chicago ‟Draugas“ (it. Amico) in una lunga prima pagina (il 29 marzo 1954). L‘evento si era svolto nella sede dell‘Istituto S. Angela Merici, oggi l‘Università Roma Tre. Avevano partecipato circa 300 persone. La stampa italiana aveva riportato l‘evento: L‘Osservatore Romano, Il Messaggero, Il Popolo, Il Quotidiano, Il Giornale d‘Italia, II Mattino d‘Italia, L‘Araldo.

Un enorme tricolore lituano sventolava nei cieli di Roma e il Ministero dell‘Interno italiano e il Comune avevano inviato la guardia della polizia per onorarlo. La solenne SS. Messa nella cappella dell‘Istituto e l‘omelia era stata pronunciata da un grande amico della Lituania, il Protettore del Collegio Lituano di San Casimiro, il Cardinale G. Pizzardo, Prefetto della Congregazione per i Seminari e le Università della Santa Sede.

La commemorazione fu caratterizzata dalla lettura dei telegrammi di saluto di Papa Pio XII, del Presidente della Repubblica Italiana L. Einaudi, del Presidente del Consiglio dei Ministri, M. Scelba, e dell‘ex Presidente del Consiglio e Segretario Generale della Democrazia Cristiana Italiana A. De Gasperi.

‟Mi unisco alle vostre speranze di pace e di speranza”, aveva scritto A. De Gasperi, uno dei padri fondatori dell‘Unione Europea. Le lettere di saluto erano state inviate dal Ministro del Tesoro italiano, S. Gava (che aveva difeso i diritti della Lituania dagli ingiusti attacchi dei deputati comunisti al Senato italiano il 24 marzo 1949), dal Ministro dei Lavori Pubblici U. Merlin, e dal Senatore mons. Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano.

‟La nostra forza e il nostro potere non si sono esauriti, ma al contrario sono aumentati, perché oggi non siamo soli nella nostra lotta contro l‘usurpatore. Tutta una serie di nobili nazioni si sono unite a noi. La vostra presenza a questa commemorazione, Eminenza, Eccellenze e illustri ospiti, è la prova che Roma non abbandona coloro che combattono per la sua “civiltà“, disse V. Mincevičius

Intervennero S. Lozoraitis Sr., il prof. L. Gedda, Presidente dell‘Azione Cattolica Italiana e del Comitato Civico Nazionale, e il prof. S. Rebecchini, sindaco di Roma. Egli augurava che ‟la nazione lituana riconquisti presto non solo la pienezza e la bellezza dei suoi diritti religiosi, ma anche la sua libertà politica, unendosi alla grande famiglia delle nazioni europee, in modo che l‘intera Europa sostenga la sua idea di unità attraverso la libertà“.

V. Mincevičius informò i partecipanti a questo evento di una notizia speciale: proprio in quel momento stava per essere eretta una targa in una delle piazze di Roma, intitolata alla Lituania – Piazza Lituania. Aveva anche spiegato il significato dello slogan scelto per la commemorazione. Nella sala, accanto alle bandiere dell‘Italia, del Vaticano e della Lituania, era stato appeso un grande stemma di Vytis su uno sfondo di velluto giallo, con lo slogan Salus Reipublicae suprema lex (La salute della Repubblica è la legge suprema) scritto in lettere bianche nella parte inferiore della bandiera. Secondo V. Mincevičius, questo motto ‟è un segno dell‘unità di tutti i lituani nella ricerca della liberazione della loro patria“.

‟La nostra forza e il nostro potere non si sono esauriti, ma al contrario sono aumentati, perché oggi non siamo soli nella nostra lotta contro l‘usurpatore. Tutta una serie di nobili nazioni si sono unite a noi. La vostra presenza a questa commemorazione, Eminenza, Eccellenze e illustri ospiti, è la prova che Roma non abbandona coloro che combattono per la sua “civiltà“, disse V. Mincevičius.

Numerose traduzioni

V. Mincevičius preparò e distribuì 700 pro memoria sulla storia e la situazione della Lituania in quel periodo, in particolare sulla lotta per la libertà di stampa e sul Memorandum del Comitato Supremo per la Liberazione della Lituania sulla situazione dei popoli baltici nell‘Unione Sovietica. Il quotidiano II Mattino d‘Italia stampò in quell‘occasione il romanzo di N. Mazalaitė Soldato Jonas, tradotto da V. Mincevičius, e la rivista L‘Araldo stampò il romanzo della stessa autrice Milite ignoto, tradotto da V. Mincevičius, con un‘ampia introduzione sulla situazione in Lituania, sulle lotte partigiane per la libertà e sulle attività del Comitato Supremo per la Liberazione della Lituania all‘estero.

V. Mincevičius aveva accumulato un‘impressionante collezione di fotografie di deportazioni e repressioni dell‘epoca sovietica, di partecipanti alla lotta armata partigiana, di attivisti, dissidenti e figure ecclesiastiche. In occasione dell‘inaugurazione della Sala Lituania a Bardi, organizzò una mostra di croci e croci in legno lituane, esponendo più di 200 fotografie di croci in legno. Egli organizzò molte altre mostre sulla Lituania in Italia e in Europa: Arte religiosa lituana (Biennale d‘Arte Sacra, Novara); Mostra anticomunista di Roma Sezione lituana (1953); Sezione lituana permanente (Lourdes, Francia).

V. Mincevičius si concentrò principalmente su scritti riguardanti la Lituania, traducendo in italiano la stampa clandestina ricevuta dalla Lituania, come la Cronaca della Chiesa cattolica lituana, Aušra (it. l‘Alba) e altre pubblicazioni. Tra le altre pubblicazioni, furono pubblicati in Italia due volumi della Cronaca della Chiesa cattolica lituana, nonché i libri di preghiera di Adela Dirsytė e dei lituani della Siberia Marija, Gelbėki mus! (“Maria, Salvaci!” e “Preghiere”); le memorie di Nijolė Sadūnaitė Come sono entrata nella lente del KGB (tre edizioni) e la serie Lituania; una raccolta di poesie di dissidenti e di prigionieri lituani famosi e sconosciuti, Canti del Martirio lituano e una raccolta di barzellette antisovietiche Umorismo antisovietico in Lituania.

Alcune di queste pubblicazioni furono edite in Italia dalla casa editrice La Casa di Matriona (Milano), che collaborò con V. Mincevičius in ambito editoriale, invitandolo a conferenze sulla persecuzione della Chiesa in Lituania. V. Mincevičius tenne conferenze in molte città italiane, rappresentò i lituani in congressi internazionali (Nouvelles Équipes Internazionales, Arezzo, 1956; Congresso mondiale dei giornalisti cattolici, Austria, 1956; congressi della Democrazia Cristiana in Italia; congresso del Movimento Cristiano Russo e Orientale nel 1987).

V. Mincevičius cercò in tutti i modi non solo di testimoniare che la Lituania era stata occupata illegalmente e oppressa, ma anche di rivelare i suoi successi letterari. Tradusse in italiano e pubblicò sulla stampa italiana brani di molti classici della letteratura. Nel 1962 fu il primo a tradurre in italiano 120 versi della poesia Metai di Kristijonas Donelaitis. Tradusse le opere di V. Kudirka, J. Biliūnas, P. Vaičaitis, Lazdynų Pelėda, Maironis, V. Krėvės, A. Vaičiulaitis, B. Brazdžionis e altri, e pubblicò in italiano le opere della Giustizia sociale di A. Maceina e il Diario del beato arcivescovo di J. Matulaitis.

La missione ELTA-Press

Si può dire che V. Mincevičius probabilmente dedicò la maggior parte dei suoi sforzi alla ELTA-Press (ELTA-Press, Servizio d‘informazioni lituane), il servizio di informazione lituano da lui fondato e diretto. Dal 1954 al 1984, Mincevičius fu il caporedattore di ELTA-Press e, di fatto, anche se non ufficialmente, il direttore esecutivo. Durante questi trent‘anni, ELTA-Press pubblicò un bollettino mensile o bimestrale di relazioni politiche, religiose e culturali sulla Lituania in italiano, in parte finanziato dal Comitato Supremo per la Liberazione della Lituania. 

V. Mincevičius lavorava senza lo staff della redazione, svolgendo quasi tutto il lavoro da solo. Sceglieva o creava i testi per il bollettino, li preparava con la macchina da scrivere e, dopo averli corretti, li riscriveva, preparando la bozza finale per la stampa. Aveva un solo assistente fisso, Massimo, che nel tempo libero riscriveva le bozze già preparate per la stampa. Nel 1984, dopo la morte improvvisa di Massimo, V. Mincevičius decise di non continuare il lavoro della ELTA-Press.

ELTA-Press aveva promosso il nome della Lituania durante il periodo più difficile dell‘occupazione, quando la resistenza armata partigiana in Lituania era già finita e le grandi potenze mondiali avevano messo in secondo piano la questione dell‘occupazione della Lituania a causa della cosiddetta politica di distensione, quando iniziò il dialogo con l‘Unione Sovietica.

V. Mincevičius stesso portava l‘impaginazione della pubblicazione in tipografia, ritirava le diverse migliaia di copie del bollettino già stampate, le portava a casa sua a Villa Lituania, la foresteria del collegio lituano, e con l‘aiuto di studenti lituani e italiani preparava la pubblicazione per la spedizione, poi la portava all‘ufficio postale e consegnava personalmente i numeri di controllo del bollettino agli uffici finanziari e degli affari interni italiani. 

V. Mincevičius svolgeva tutti questi compiti da solo. „E chi lo farà se non lo faccio io?“, diceva.

ELTA-Press aveva promosso il nome della Lituania durante il periodo più difficile dell‘occupazione, quando la resistenza armata partigiana in Lituania era già finita e le grandi potenze mondiali avevano messo in secondo piano la questione dell‘occupazione della Lituania a causa della cosiddetta politica di distensione, quando iniziò il dialogo con l‘Unione Sovietica. Il bollettino è stato distribuito in Italia e in altri Paesi.

Fece luce sugli anni di svolta della lotta per la libertà

Il 1972 è stato un anno particolarmente importante in tutti i sensi, è stato il punto di svolta della lotta per la libertà. Soprattutto per i seguenti tre eventi, che quest‘anno compiono 50 anni: il Memorandum del popolo lituano al Segretario Generale delle Nazioni Unite Kurt Waldheim con 17.000 firme, il lancio in Lituania della Cronaca della Chiesa cattolica lituana, il suicidio di Romas Kalanta a Kaunas, che si diede fuoco per la libertà della Lituania e le proteste dei giovani, provocate dai servizi di sicurezza dell‘Unione Sovietica, che ordinarono la sepoltura segreta del corpo di R. Kalanta.

V. Mincevičius riferì di questi eventi non soltanto nel suo bollettino ELTA-Press. La stampa italiana aveva prestato particolare attenzione al suicidio di R. Kalanta e alle proteste dei giovani lituani. È importante notare che V. Mincevičius fu il primo nel mondo occidentale a pubblicare una fotografia di R. Kalanta, che affermò di aver ricevuto da fonti sconosciute di Mosca, pochi giorni dopo il suicidio. 

In quei giorni, sulla stampa italiana erano apparsi più di 250 articoli sulla Lituania e su R. Kalanta. V. Mincevičius poté seguire i riverberi della stampa italiana perché era abbonato alla rassegna stampa de L‘Eco della Stampa sul tema della Lituania. 

V. Mincevičius e ELTA-Press erano indubbiamente uno spina nel fianco del regime sovietico e V. Mincevičius viveva con una certa paura della possibile resa dei conti da parte del KGB. Nell‘agosto del 1969, sulle Alpi d‘Aosta, dove V. Mincevičius trascorreva le sue vacanze estive annuali, era scomparso mons. Jonas Riaubūnas, l‘insegnante e padre spirituale del ginnasio del 16 Febbraio, mentre era uscito a passeggiare. Le ricerche delle forze dell‘ordine valdostane risultarono vane e ne parlò la stampa e i giornali della diaspora lituana. V. Mincevičius era convinto che padre J. Riaubūnas potesse essere stato una vittima innocente del KGB, in quanto egli stesso avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo quel giorno.

Non permise di cancellare la Lituania dalla mappa del mondo

V. Mincevičius si preoccupò di dimostrare che, sebbene la Lituania fosse stata rimossa dalla mappa dei Paesi del mondo, era esistita fin dall‘antichità – lo fece raccogliendo mappe storiche della Lituania, accumulando una collezione di oltre 300 mappe storiche, alcune delle quali di grande valore. La collezione privata di mappe di V. Mincevičius, conservata dopo la sua morte da mons. Francesco Murana, fu trasferita alla Biblioteca Universitaria di Vilnius.

Un altro sogno di V. Mincevičius era quello di creare un museo di carte geografiche lituane in un castello in Valle d’Aosta, ma non aveva né i fondi né i sostenitori. Si chiedeva quale soluzione fosse più vantaggiosa per la Lituania: promuovere la Lituania all’estero con mappe e una collezione di preziosi incunaboli, oppure arricchire il patrimonio culturale dell’Università di Vilnius in modo che fosse accessibile alle future generazioni lituane.

Grazie agli sforzi di V. Mincevičius, la Lituania è stata resa famosa nel Grande Atlante Internazionale Curcio, pubblicato nel 1972 a Roma dagli editori Herder e Curcio. La pubblicazione di diverse centinaia di pagine presenta numerose illustrazioni tratte dalla collezione di mappe di V. Mincevičius.

Il contributo di V. Mincevičius alla perpetuazione del patrimonio culturale e spirituale lituano in Italia non è da meno: è stato probabilmente il principale artefice della costruzione della cappella lituana in Vaticano, mentre il cardinale A. Samoré è stato il principale sostenitore dell’idea di una cappella lituana in Vaticano. Senza V. Mincevičiaus non esisterebbe la Sala Lituania di Bardi, la cappella in legno che fu consegnata al cardinale A. Samoré a nome dei lituani in Italia esattamente 60 anni fa, in segno di gratitudine dei lituani verso il cardinale A. Samoré per la sua particolare amicizia e il suo sostegno alla Lituania.

A proposito, il contributo del cardinale A. Samoré all‘intercessione della causa lituana, alle aspirazioni lituane e alla persecuzione della Chiesa in Lituania attende ancora il giusto riconoscimento! La Via Lituania a Bardi è un altro frutto della collaborazione e dell‘amicizia tra V. Mincevičius e il cardinale A. Samoré. La Via Lituania a Bardi fu la prima strada dedicata alla Lituania in Italia. Attualmente ce ne sono circa 12.

V. Mincevičius lottò, abilmente, instancabilmente per il suo grande amore per la Lituania, cercò di sollevare e difendere la causa della libertà della Lituania nella società italiana nel modo più efficace possibile, per riportare la Lituania dall‘oblio, per dimostrare all‘Italia che la Lituania esisteva e per ricordare la tragedia della sua patria, che era anche una sua tragedia personale.

V. Mincevičius è stato uno dei principali organizzatori di altri due eventi storici in Vaticano: il 500° anniversario della morte di San Casimiro nel 1984 e il 600° anniversario del Battesimo della Lituania nel 1987. In occasione di quest‘ultimo, organizzò una festa per più di mille invitati a Castel Sant‘Angelo a Roma, ottenendo il permesso dei Ministeri della Cultura e della Difesa italiani e del Sindaco di Roma per esporre un grande tricolore lituano sul bastione di San Matteo.

Il monsignore, sempre pronto a dare una mano ai lituani, era allo stesso tempo dinamico, estremamente laborioso, diligente, meticoloso e preciso. Non cedette al pessimismo e seppe stemperare la tensione con il suo caratteristico umorismo, la sua ironia e arguzia.

Diceva di se stesso: ‟Sono come un mulo: tutto questo peso è solo sulle mie spalle“.

V. Mincevičius lottò, abilmente, instancabilmente per il suo grande amore per la Lituania, cercò di sollevare e difendere la causa della libertà della Lituania nella società italiana nel modo più efficace possibile, per riportare la Lituania dall‘oblio, per dimostrare all‘Italia che la Lituania esisteva e per ricordare la tragedia della sua patria, che era anche una sua tragedia personale.

V. Mincevičius visse e morì desiderando la Lituania, cercando sempre di fare qualcosa di più per il bene del suo paese natale. Lasciò questo mondo pieno di speranza per il futuro della Lituania. L‘ecclesiastico, fondatore della comunità lituana italiana, era felicissimo che il più grande sogno della sua vita si fosse realizzato: la Lituania si era liberata dall‘Unione Sovietica, era diventata libera e aveva riconquistato la sua indipendenza. Nei suoi ultimi anni, V. Mincevičius sentì che la missione della sua vita era stata compiuta: l‘Unione Sovietica, il più grande nemico della sua vita, era finita.

Intervento di S. A. Kubilius sulla vita e l‘eredità di V. Mincevičius al Congresso della Comunità Lituana Italiana del 17 settembre 2022 a Bardi, Italia.

Traduzione dal lituano di Ieva Musteikytė

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