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La mostra dedicata al centenario di Jonas Mekas. “Il cinema italiano deve molto al cineasta lituano”

Quest’anno l’Italia, oltre al resto del mondo, commemora il centenario del cineasta lituano Jonas Mekas (1922-2022), visionario unico nel suo genere e padre del cinema d’avanguardia. Con l’Italia Mekas ebbe un legame profondo, per cui sembra del tutto congeniale aprire la più grande mostra europea a lui dedicata proprio a Roma: “Jonas Mekas. Le immagini sono reali” (Jonas Mekas. Images Are Real). A detta del duo curatoriale Francesco Urbano Ragazzi, compagni di numerose peregrinazioni di Jonas Mekas in Italia e curatori della mostra, il cinema italiano deve molto al maestro lituano, la cui arte cinematografica ispirò diversi talenti italiani. Così la mostra romana si delinea come un vero omaggio al regista lituano che seppe superare il proprio tempo e con la sua cinepresa trasformò l’essere in un’autentica opera d’arte.

Neringa Budrytė
ITLIETUVIAI.IT

“La memoria non esiste più. Ma le immagini sussistono ancora e sono reali”, la celeberrima frase di Mekas, pronunciata nel suo film d’autore “Riprese dalla vita di un uomo felice” (Outtakes From the Life of a Happy Man), diventa la frase-chiave per inaugurare la mostra romana a lui dedicata in occasione del centenario della nascita del regista.

In Italia, dove Mekas soggiornò diverse volte instaurando dei sodalizi artistici, la memoria dello “sfrontato film-maker” lituano, come egli amava presentarsi, non era mai sbiadita del tutto. La mostra tuttavia è un’occasione felice per ripercorrere la sua carriera cinematografica nonché visione artistica, fissata nelle inquadrature del quotidiano.

“Sono lieta che questa mostra possa riportare Jonas Mekas nel paese che egli amava profondamente e dove trascorse bellissimi momenti con la sua famiglia e gli amici. Il lavoro e la personalità di Mekas ispirò innumerevoli artisti e intellettuali italiani”, Laura Gabrielaitytė-Kazulėnienė.

Nel complesso architettonico del Mattatoio di Roma, ex mattatoio di Testaccio trasformato in uno spazio per le mostre, in questi giorni si respira l’aura ribelle d’avanguardia, emanata dal lavoro del regista e poeta lituano.

La mostra è stata organizzata dall’Istituto della cultura lituana insieme all’ambasciata della Repubblica della Lituania e all’addetta culturale, con un importante contributo da parte della famiglia Mekas. All’inaugurazione ha partecipato il figlio del regista, Sebastian Mekas, portando con sé alcuni materiali dell’archivio personale di Jonas Mekas custoditi nella città di New York.

“Sono lieta che questa mostra possa riportare Jonas Mekas nel paese che egli amava profondamente e dove trascorse bellissimi momenti con la sua famiglia e gli amici. Il lavoro e la personalità di Mekas ispirò innumerevoli artisti e intellettuali italiani. Mi capita spesso di sentire che gli italiani hanno conosciuto Mekas visitando gli spazi di Anthology Film Archives a New York. In Italia Mekas è ben conosciuto e apprezzato dentro un circolo ristretto di appassionati del cinema, spero questa mostra possa diventare una finestra verso un pubblico più grande: gli eventi collegati all’esposizione del Mattatoio si svolgeranno anche in altri spazi della capitale”, racconta l’addetta culturale in Italia Laura Gabrielaitytė-Kazulėnienė al portale ITLIETUVIAI.IT.

Il duo curatoriale della mostra, Francesco Urbano Ragazzi, sottolinea l’importanza di Jonas Mekas per la cultura cinematografica italiana e racconta dell’intenso dialogo instauratosi tra Mekas e i maestri del cinema italiano come Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini, Michelangelo Antonioni e Roberto Rossellini. Mentre le pubblicazioni del regista lituano contribuirono a una maggiore conoscenza del cinema italiano presso il pubblico statunitense. Il debito che il cinema italiano ha nei confronti di Mekas si fa sentire ancora oggi, per esempio nelle opere di autori come Roberto Minervini.

“La vita e il lavoro di Jonas Mekas ci raccontano un’altra storia del cinema. Una storia personale e poetica, parallela e contraria a quella della grande industria iniziata con i fratelli Lumière ed evolutasi nei grandi studios hollywoodiani. Un modo di fare cinema che ha profondamente influenzato la cultura italiana, a partire dalle proiezioni del New American Cinema Group che Mekas stesso organizzò a Spoleto, Pesaro e Torino negli anni ’60, e da quel Gran Premio Leone di San Marco vinto da Mekas nel 1964 al Festival del Cinema di Venezia per il suo film The Brig”, raccontano i curatori.

L’esposizione romana vuole raccontare ai visitatori il contributo di Jonas Mekas alla storia del cinema d’avanguardia, ma non solo. La sua arte qui è interpretata come una forma di resistenza contro la violenza, come un viaggio dantesco fuori dagli inferi della Storia verso la felicità raggiunta nell’essere quotidiano, sempre alla ricerca degli attimi unici da immortalare che lo stesso Mekas definiva come “frammenti del Paradiso”.

Sfogliando le pagine di questo diario visivo lungo diversi decenni, la mostra vuole illuminare i momenti più significativi della vita del regista e offrirne un mosaico vertiginoso dove le immagini si fondono per creare nuovi significati.

“L’esposizione Images Are Real dimostra che oggi siamo finalmente sincronizzati al tempo di Mekas, un uomo che, usando il cinema per rimanere ancorato al momento presente, è stato in grado di vedere il futuro”, Francesco Urbano Ragazzi.

 La mostra ripercorre retrospettivamente sei decenni dell’attività cinematografica di Jonas Mekas, a partire dal 1950, quando un immigrato lituano giunto a New York acquisì con soldi prestati la sua prima cinepresa “Bolex”, fino a 2010.

Secondo i curatori, l’esposizione veicola anche un altro messaggio: la lungimiranza del maestro che con il suo diary film sviluppò un vero genere cinematografico del nostro millennio.

“Oggi tutti noi abbiamo telecamere e schermi a portata di mano, tutti teniamo un diario cinematico su internet. Se il cinema è diventato anche uno strumento ad uso personale e un linguaggio diffuso lo dobbiamo a Mekas e ai tanti autori e attivisti che in tutto il mondo hanno abbracciato una certa idea di cinema. Images Are Real dimostra che oggi siamo finalmente sincronizzati al tempo di Mekas, un uomo che, usando il cinema per rimanere ancorato al momento presente, è stato in grado di vedere il futuro”, i curatori sottolineano l’attualità della mostra.

Il duo Francesco Urbano Ragazzi ha accompagnato Mekas in diversi progetti, da Venezia a New York, da Seul a Reykjavík, e oggi non nascondono quanto speciale sia questa esposizione romana. In essa confluiscono diverse forme visuali, in modo da restituire la complessità di un autore la cui importanza va molto oltre al cinema indipendente degli anni ’60.

“Jonas non è stato solo un cineasta, ma anche un poeta, un critico, il fondatore di molte istituzioni, un film-activist e un artista. Lungo il percorso espositivo ci sono due serie fotografiche inedite – Purgatorio e Birth of a Nation (Family) – che portano finalmente alla luce un lavoro iniziato con Jonas alcuni anni fa. Images Are Real è la nostra dimostrazione di gratitudine verso una persona che, attraverso il cinema, ha vissuto la propria vita come un’opera d’arte”, dice il duo curatoriale.

Il programma internazionale dedicato al centenario di Jonas Mekas abbraccia più di cinquanta eventi in diversi paesi del mondo.

Mostra dedicata al centenario di J. Mekas „Jonas Mekas. Images Are Real“

DOVE: „Mattatoio di Roma“ (padiglione 9 B)

QUANDO: 8 novembre 2022 – 26 febbraio 2023

Traduzione dal lituano di Toma Gudelytė

„Lietuvių autorių menas ir literatūra Italijoje: kultūrinių įvykių atminties įprasminimas ir sklaida internetinėje leidyboje“ projektą finansuoja:

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