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Monumento all’umanità costituito da persone: padiglione lituano alla Biennale di Architettura di Venezia

È cominciata a maggio la tanto attesa sedicesima edizione della Biennale di Architettura di Venezia, posticipata dal 2020 a quest’anno a causa della pandemia. Cosa presenta quest’anno la Lituania in una delle più importanti mostre d’arte al mondo, che un paio di anni fa ha portato a casa il Leone d’Oro, il premio principale della Biennale di Arte Contemporanea di Venezia? La Lithuanian Space Agency (LSA), fondata dall’artista, designer, ingegnere e ricercatore Julijonas Urbonas, invita ad osservare l’architettura, la cultura e l’arte da una prospettiva cosmica. Urbonas, che da oltre un decennio effettua ricerche sulla gravità e sullo stato di assenza di gravità nelle sue pratiche artistiche, presenta uno dei suoi ultimi esperimenti di pensiero, un progetto di finzione architettonica: Planet of People, il pianeta, che possiamo formare noi stessi partecipando a questo esperimento di coreografia cosmica. Con questo progetto l’artista pone questioni importanti di astroetica, astroestetica ed astropolitica. Vi invitiamo a dare un’occhiata all’imponente padiglione della Lituania, situato in uno spazio poco conosciuto, che viene considerato come un gioiello nascosto della città: la chiesa di Santa Maria dei Derelitti. L’artista, designer ed autore di questo particolare progetto futuristico Julijonas Urbonas e Julija Reklaitė, commissario del padiglione e responsabile del “Centro Rupert per le Arti, le Residenze e l’Educazione”, hanno raccontato al portale ITLIETUVIAI.IT dettagliatamente del Padiglione della Lituania.

Kristina Janušaitė-Valleri
ITLIETUVIAI.IT

L’apertura del Padiglione della Lituania era prevista all’interno degli spazi della Marina Militare Italiana, dove nel 2019 è stata esibita per la Biennale di Arte Contemporanea di Venezia l’opera “Sole e mare (Marina)” di Lina Lapelytė, Vaiva Grainytė e Rugilė Barzdžiukaitė, che ha vinto il premio principale, il Leone d’Oro. Tuttavia, a causa dei rigidi requisiti anti-COVID-19 richiesti dai militari (almeno un caso di coronavirus avrebbe impedito l’apertura del padiglione), l’ubicazione del padiglione della Lituania ha dovuto essere cambiata.

Sebbene le dimensioni dell’installazione non rendessero facile trovare un luogo adatto a Venezia, il padiglione è stato installato con successo in uno degli spazi meno conosciuti, un cosiddetto gioiello nascosto di Venezia: la chiesa rinascimentale del XVII secolo di Santa Maria dei Derelitti, che si trova nella stessa zona della città, nel quartiere di Castello, non distante dalla Marina Militare Italiana. In questo modo, i visitatori del padiglione avranno un’opportunità in più: potranno vedere non solo l’installazione del Padiglione della Lituania, ma anche la chiesa stessa, che di solito viene aperta ai visitatori solo su richiesta.

Il Padiglione della Lituania presenta uno degli ultimi programmi del Lithuanian Space AgencyPlanet of People, il più accattivante progetto di architettura fantastica e sperimentale: un ipotetico pianeta artificiale, formato da corpi umani, utilizzando elementi architettonici e dispositivi tecnologici. Con questo progetto, l’artista J. Urbonas amplia il campo dell’architettura e del design e invita a ripensare cosa sia l’architettura in generale e a discutere dei problemi etici, estetici e politici del cosmo, difficile da percepire e intangibile.

Il padiglione funziona come un’installazione architettonica interattiva, il cui nucleo è uno scanner tridimensionale per scansionare i partecipanti all’esperimento e “inviarli” nello spazio come simulazioni animate di astrofisica. I corpi scansionati comporranno un pianeta extraterrestre formato da persone.

L’autore J. Urbonas e la commissaria del padiglione Julija Reklaitė raccontano ai lettori del portale ITLIETUVIAI.IT come è nato questo progetto particolare ed unico, qual è stato il suo percorso verso la Biennale di Venezia e che messaggio il padiglione lituano trasmette ai visitatori della prestigiosa mostra.

Quanto è importante per Lei la partecipazione alla Biennale di Architettura di Venezia?

J. Urbonas. Non c’è niente di nuovo per me, perché ho già rappresentato la Lituania alle mostre internazionali: alla Triennale di Milano (2016) e alla Triennale di Architettura di Lisbona (2013). Le piattaforme internazionali sono importanti come una sorta di forum per una discussione critica e creativa. Per me è importante che non diventi una pubblicità per un artista, ma che si senta, a seconda del progetto, un impatto sociale, psicologico, economico o politico. L’obiettivo principale sarebbe quello di rendere di impatto le proprie idee, i progetti e non di vendersi, ma di far riflettere il pubblico.

Il Padiglione della Lituania alla Biennale di Architettura di Venezia è stato ideato come un laboratorio della Lithuanian Space Agency. Lo scopo di questa istituzione fittizia è esplorare l’immaginazione extraterrestre e l’estetica gravitazionale, considerare l’architettura, la cultura e l’arte da una prospettiva cosmica. Perché è stato scelto il tema dello spazio? Che cosa l’ha ispirato a costruire questo percorso?
Simulazione digitale del Pianeta delle persone e il design della Lithuanian Space Agency, 2021 | Foto di Julijonas Urbonas e di Studio Pointer. Immagine concessa dalla Lithuanian Space Agency

J. Urbonas. Per giungere a questo sono serviti quasi dieci anni di connessione con lo spazio, sia approfondendo questo argomento, sia interagendo con gli esperti che lo hanno studiato o anche lavorato nello spazio. Ha contribuito a questo anche la mia ricerca artistica al Royal College of Art di Londra sul tema dell’estetica gravitazionale.

Quando sono tornato in Lituania, mi sono reso conto che non si discuteva delle problematiche spaziali. La mancanza di discussione sulla cultura spaziale mi ha ispirato, anche se in modo molto astratto, a fare qualcosa.

La definizione di cosmo è piuttosto ampia, così come il nome della stessa Lithuanian Space Agency. Si riferisce non solo allo spazio, ma anche alla cosmicità sia nello spazio che nella mente. Nella lingua lituana, ad esempio, usiamo la parola “cosmico” anche nei casi di quando parliamo di ciò che è molto costoso, complicato, incomprensibile, confuso. Dunque, in relazione al progetto, la parola “cosmo” si è ampliata per includere anche lo “spazio nella mente”.

Per l’esattezza, il progetto Planet of People è stato uno dei miei progetti che ha ricevuto più attenzioni e critiche, quindi ho deciso di ampliarlo e implementarlo come un qualcosa di legato al programma spaziale lituano.

Qual è il concetto principale del progetto Planet of People che presenta alla Biennale di Architettura di Venezia di quest’anno? Come si collega con l’architettura? Cos’è per Lei l’architettura in generale?

J. Urbonas. Il progetto Planet of People è composto da molti strati diversi, uno dei quali è l’architettura. Al suo centro c’è una costruzione molto semplice, che si trova in tutti i miei progetti. È una specie di coreografia. Inizio sempre i miei progetti pensando alla coreografia. Innanzitutto, la coreografia deve essere inesistente, inedita, unica.

Così è anche con il Planet of People. Ho immaginato di avere una popolazione che avrei catapultato nello spazio e visto cosa sarebbe successo. Creo una coreografia, poi osservo quali sarebbero le conseguenze psicologiche, sociali, etiche e politiche di una danza collettiva su così larga scala. Inevitabilmente, viene incluso anche il concetto di architettura.

Prima di tutto, l’architettura è ciò che organizza le persone in gruppi. Uno dei problemi fondamentali dell’architettura è la gravità. L’altra questione è l’uomo, intorno al quale ruota l’architettura. Avendo il fenomeno (le persone che fluttuano nello spazio) e volendo parlare di architettura, rimaniamo confusi, perché non ci sono più i problemi summenzionati, la gravità e l’uomo. Cosa succede all’architettura in questo caso: scompare o va ripensata?

Su quali questioni e problemi con questo progetto Lei vuole attirare l’attenzione degli spettatori e dei professionisti?

J. Urbonas. Potremmo distinguere tre prospettive: astroetica, astroestetica e astropolitica. Vengono discusse le questioni dell’inquinamento spaziale e della colonizzazione. È importante notare che questa è una discussione che recentemente si è intensificata e incoraggia a ripensare a sé stessi, a guardarsi dalla prospettiva di un alieno. Questi processi sono legati alla “Nuova Era Spaziale”, che ha un impatto importante sul progetto.

È l’ingresso di nuove discipline nel campo cosmico, che sempre di più stanno contribuendo al prefisso astro– e ripensando radicalmente i propri fondamenti teorici in una prospettiva cosmica, come l’astrobotanica, l’astrobiologia, l’atrosociologia.

Planet of People in un certo senso drammatizza il modo in cui ci immaginiamo. Possiamo pensare a questo progetto come a un monumento all’umanità costruito con le persone, possiamo immaginare le persone come una sorta di mattoni per un nuovo pianeta. Se abbiamo lavorato così duramente e non ce la facciamo più sulla Terra, allora cosa possiamo lasciare qui? Invece di lasciare detriti spaziali, forse possiamo organizzarli in qualche modo, e creare un monumento su scala planetaria all’umanità con le persone?

Il progetto della Lithuanian Space Agency “Planet of People” è come una sorta di metafora, provocatoria, che invita alla discussione. Quali sono i principali dettagli della composizione architettonica del laboratorio? Quali sono le loro funzioni?

J. Urbonas. Prima di tutto, va menzionato il motivo per cui è nata la Lithuanian Space Agency. D’altronde, è intangibile, ma tale intangibilità è un lato molto importante del Padiglione della Lituania. Questo nome e l’intero linguaggio comunicativo del design rendono il progetto in bilico tra certezza ed incertezza.

La struttura concettuale della Lithuanian Space Agency, il suo intero linguaggio aziendale fa parte dell’architettura immateriale. Questa è l’origine. E quando già pensavamo al corpo, abbiamo iniziato con le risorse umane. Mi chiedevo, cosa potesse trasformare quel corpo in una specie di laboratorio temporaneo, come una piattaforma, cioè come una pista di decollo di un programma spaziale. Quando ho invitato gli specialisti a creare il modello della Lithuanian Space Agency, in primis, ho dato a tutti il compito di pensare al proprio campo professionistico da una prospettiva fantastica.

Gli architetti Ona Lozuraitytė e Petras Išora hanno iniziato a prendere in considerazione vari materiali che sarebbero stati difficili da identificare e quali avrebbero avuto un riferimento extraterrestre. Per questo motivo è stata utilizzata la plastica. La plastica è come un fossile, riciclata innumerevoli volte, intrecciata in una struttura a ricordare i fossili del futuro.

È importante menzionare anche l’asse del progetto: è uno scanner tridimensionale, è una sorta di parte interattiva della finzione architettonica, che invita a guardare non solo al progetto, ma anche allo spazio in generale, come ad un fenomeno, aperto a tutti. Inoltre, è un invito a farne parte, formare un pianeta di persone. Il progetto implementa tutto con l’aiuto di uno scanner 3D. Le persone possono essere scansionate: il loro corpo virtuale tridimensionale viene trasferito in una simulazione di astrofisica che modella precisamente la formazione del pianeta costituito dalle persone.

In che modo il progetto Planet of People si collega al tema della biennale di quest’anno “Come vivremo insieme”?

J. Urbonas. Alla domanda “Come vivremo insieme?” si può rispondere con una frase: il progetto è un esperimento di pensiero, che immagina un grande gruppo di persone, riunite in un luogo, abbastanza vicine tra di loro. Cosa succede a questa popolazione, spogliata di tutti i costrutti terreni (ad esempio, di razza, genere)?

Questo è uno dei modi più efficaci per ripensare l’architettura. Il progetto, crescendo e sviluppandosi, analizza le conseguenze di tale fenomeno. Uno dei mezzi per esprimere questo sviluppo, sono le pubblicazioni, la prima delle quali è “Lithuanian Space Agency. Annual Report. No. 1”.

Il padiglione doveva essere situato negli spazi della Marina Militare Italiana, ma a causa della situazione pandemica è stato spostato nella chiesa rinascimentale del XVII secolo di Santa Maria dei Derelitti. Quali sono le principali sfide, legate al trasferimento del padiglione? Come si integrano questi due diversi spazi?

J. Reklaitė. Innanzitutto, siamo lieti di aver ereditato uno spazio della Marina Militare Italiana, che aveva già ospitato il padiglione lituano. Abbiamo investito molto tempo, energia e risorse per aprirlo al pubblico, poiché c’erano vari requisiti affinché le persone potessero venire in sicurezza. Successivamente abbiamo scoperto che i militari richiedevano dei requisiti anti-COVID-19 molto più severi: se ci fosse stato anche solo un caso di coronavirus, non avremmo potuto aprire il padiglione. Per questo motivo abbiamo dovuto spostare il padiglione in un altro luogo.

Abbiamo cercato un posto alternativo. Avevamo già acquistato colonne alte sei metri, quindi era necessario uno spazio adatto, ma trovare un posto del genere a Venezia è una grande sfida. D’altronde, l’ubicazione del padiglione è rimasta simile, vicino all’Arsenale.

Come ha notato Julijonas, l’obiettivo del progetto è che una persona alzi gli occhi al cosmo, al cielo, a qualcosa di più grande di noi. Pertanto, la chiesa e il padiglione non interferiscono tra di loro, ma possono coesistere insieme.

J. Urbonas. Lo spazio della chiesa era un’alternativa. Mi ha impressionato, soprattutto il suo soffitto, poiché si racconta che sia stato colpito da un fulmine, che lo ha lasciato a tratti bruciato. Questo crea un po’ un’atmosfera apocalittica, così come il pavimento della chiesa, segnato dell’erosione, poiché Venezia viene spesso allagata dall’acqua alta. Questa impressione è molto appropriata per il progetto.


Parlando ll’intedegrazione dell’installazione nella chiesa, è importante notare le enormi vele di luce (riflettori curvi), che formano la volta del progetto. Da un lato invade lo spazio, dall’altro ne diventa parte di esso.

CHE COSA: Padiglione della Lituania. “Lithuanian Space Agency” presenta l’installazione interattiva architettonica “Planet of People” alla Biennale di Architettura di Venezia.

DOVE: Chiesa di Santa Maria dei Derelitti
Barbaria delle Tole, 6691, (Castello) 30122 Venezia

ORARI DI APERTURA: maggio – novembre
10:00 – 19:00
Chiuso il lunedì

VISITA GUIDATA: Per tutta la durata della mostra, le visite guidate si terranno tutti i giorni (escluso il lunedì) alle 18:00 da parte degli assistenti del padiglione.
Per registrarsi seguire il link.

INGRESSO LIBERO


Coloro che non possono venire a Venezia, avranno l’opportunità di vedere virtualmente l’installazione Planet of People su una piattaforma creata appositamente per la 17° Biennale di Architettura di Venezia, dove vengono presentati i padiglioni nazionali di ciascun paese. Maggiori informazioni sono disponibili sulla pagina ufficiale del Padiglione della Lituania e sull’account Facebook “Lithuanian Space Agency: Planet of People“.

Il progetto di promozione e valorizzazione online degli eventi artistici e culturali lituani che si svolgono in Italia è finanziato da:

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