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Nel Santuario romano: il dipinto realizzato per i mariani da F. Smuglewicz dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria

Il sogno di lunga data della Congregazione Mariana di istituire una casa generalizia a Roma si è finalmente realizzato solo nel XX secolo, grazie agli sforzi del Beato Arcivescovo Jurgis Matulaitis, rinnovatore della Congregazione Mariana dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. I mariani sono ora insediati nella loro sede di Roma (Via Corsica 1), non lontano da Villa Lituania (Via Nomentana 116), sede dell’ex Ambasciata della Repubblica di Lituania, sequestrata dalla Russia. Tuttavia, la reliquia più preziosa, che i mariani non sono riusciti a riprendersi, è un quadro appositamente dipinto dall’artista Franciszek Smuglewicz, che rimane ancora nella Chiesa di San Vito a Roma.

Saulius Augustinas Kubilius
ITLIETUVIAI.IT

I primi tentativi dei mariani di insediarsi nel centro di Roma nel XVI secolo non ebbero successo. Solo nel 1779, con il permesso del Papa, i mariani acquisirono i diritti sulla chiesa di San Vito, risalente all‘VIII secolo e completamente ricostruita nel XV secolo, che si trova proprio accanto alla Basilica Pontificia di Santa Maria Maggiore, da cui ha una dipendenza legale, pur essendo una parrocchia della diocesi romana. Il nome ufficiale della Chiesa S. Vito è  S. Maria Maggiore in San Vito.

La presenza mariana nella Chiesa S. Vito, iniziata nel 1779, fu interrotta dall’invasione di Roma da parte dell’esercito napoleonico nel 1798. Con il nuovo governo che dichiarava gli stranieri sgraditi, i mariani dovettero abbandonare le loro proprietà e trasferirsi dalla capitale dello Stato della Chiesa occupato (uno Stato teocratico governato dal Papa dal 756 al 1870). Non solo non sono ritornati nella Chiesa di S. Vito, ma non sono riusciti a riprendersi la loro reliquia più preziosa: il quadro L’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, commissionato a Franciszek Smuglewicz e dipinto per loro, la cui storia merita di essere più approfondita.

Il fondatore e leader dei Mariani, Stanisław Papczyński (1631-1701) e il suo successore visitarono più volte Roma per la legalizzazione del loro ordine, ma non pensarono ancora di stabilirsi definitivamente a Roma. Solo poco dopo avevano cominciato a sognarlo e a cercare di realizzarlo. Il futuro superiore dell’Ordine, padre Casimir Wyszynski (1700-1755) firmò il contratto e prese simbolicamente possesso dell’ormai inesistente cappella della Madonna dei Cerchi, di fronte al famoso Circo Massimo, ma i mariani abbandonarono presto il progetto a causa delle circostanze sfavorevoli dell’esecuzione del contratto.

Un importante cambiamento nella Congregazione mariana avvenne quando il padre Raimondas Novickis (1735-1806) fu eletto nuovo Superiore generale all’Assemblea di Marijampolė del 1776. Durante i suoi due mandati, il riformatore mariano, padre Novickis inviò a Roma il Procuratore Generale dell’Ordine, il padre Candido Spourny, e padre Jan Niezabitowski, che lo accompagnò nella sua missione. Tra le altre cose, loro furono incaricati di ottenere l’approvazione della Sede Apostolica per la liberazione dell’Ordine dalla sottomissione alla Regola Francescana, di aprire la causa di beatificazione del padre K. Wyszyński e di trovare una sede a Roma in cui i mariani potessero essere ospitati in modo permanente.

Alla fine del 1776, il padre C. Spourny e il padre J. Niezabitowski arrivarono a Roma e ben presto scelsero la Chiesa di S. Vito, allora di proprietà dei cistercensi. Nel 1779 Papa Pio VI approvò l’atto di vendita con una bolla, e i mariani pagarono una caparra di 1.000 scudi (il costo dell’edificio era di 2.200 scudi) e il 14 luglio dello stesso anno, si trasferirono nei loro nuovi alloggi insieme al frate che li aveva accompagnati.

Oltre alle preoccupazioni domestiche, essi erano particolarmente interessati a rendere la chiesa più adatta per la spiritualità mariana, così pensarono che un’immagine della Vergine Maria sarebbe stata più appropriata sopra l’altare invece di un’immagine di San Bernardo. Per realizzare l’idea fu ingaggiato un pittore, al quale fu versato un acconto, ma quando il pittore e il suo denaro scomparvero nel nulla, fu necessario trovare un’altra soluzione. Si decise di rivolgersi a Francyszek Smugliewitz, il famoso pittore lituano dell’epoca, che soggiornava a Roma.

Le circostanze della commissione e della realizzazione dell‘opera non sono state però rivelate, secondo il ricercatore del passato mariano Andrzej Maczyński. Già nel dicembre 1782 i mariani avevano appeso un quadro dell’ Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria di F. Smuglewicz sopra l‘altare della Chiesa di S. Vito.

Tra i mariani della comunità di S. Vito c‘erano padre C. Spourny (che tornò in Polonia nel 1783), padre J. Niezabitowski, padre Norbert Golkowski (che morì a Roma nel 1788), padre Tadeusz Bialowieś (che ha vissuto a Roma fino al 1798, quando fu eletto Superiore dell‘Ordine Mariano), e padre Silvestras Lechnevičius, Procuratore Generale Mariano e Superiore del Monastero Romano.

Nel 2017 il Capitolo Generale della Congregazione dei Mariani aveva deciso di menzionare questo dipinto di Franciszek Smuglewicz nel suo Statuto della Congregazione. L‘articolo contenuto nello Statuto dice:

“Che i fratelli e le sorelle usino e custodiscano i segni che esprimono e custodiscono la loro identità mariana, tra cui lo stemma, il motto e l‘inno della Congregazione, l‘invocazione Immaculata Virginis Mariæ conceptio, sit nobis salus et protectio, lo scapolare, la medaglia della Beata Vergine Maria dell‘Immacolata Concezione e l‘immagine dell’ Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria di Franciszek Smuglewicz della Chiesa S. Vito a Roma, così come l‘antifona Tota pulchra“. (D§7)

Nel 1824 il Papa Leone XII istituì una parrocchia diocesana nella Chiesa di S.Vito a Roma, affidandone la cura pastorale al Capitolo Liberiano, cioè al Capitolo della Basilica Pontificia di Santa Maria Maggiore. I documenti ecclesiastici dell’epoca indicano che la Chiesa S.Vito si trovava sul presunto sito del Mercato dei Martiri (Macellum Martyrum), accanto al superstite Arco di Gallieno. La chiesa viene citata per la prima volta nella biografia di Papa Leone II (795-816) e nel 1477 il Papa Sisto IV la ricostruì e vi fondò un convento femminile.

Dopo i cistercensi e i mariani, quando nel XIX secolo fu fondata la parrocchia romana, si decise di modificare la disposizione originaria della chiesa: su richiesta di Papa Gregorio XVI, l‘ingresso principale della chiesa fu spostato nell‘abside sul lato di via Carlo Alberto. Nel 1973-77, sotto la cura dell‘l’Ispettorato delle Belle Arti e dell’Antichità di Roma, è stata restaurata l‘antica abside e ripristinato l‘altare, sono state aperte le finestre barocche e l‘antico ingresso sul lato della via S. Vito. Pertanto, per entrare nella chiesa, è inutile attendere che vengano aperte le porte della facciata in via Carlo Alberto: la porta d‘ingresso si trova girando intorno alla chiesa lungo via S. Vito e attraversando l‘Arco di Gallieno.

Traduzione dal lituano da Ieva Musteikytė

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