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A Bologna va in scena la storia del ghetto di Vilnius

Il Teatro del Baraccano di Bologna ha scelto di commemorare la Giornata della Memoria con uno spettacolo musicale, ispirato all’albo illustrato lituano Sassolino, andato in scena il 27-29 gennaio. Il libro sulla Shoah, scritto da Marius Marcinkevičius e disegnato da Inga Dagilė, è stato tradotto in italiano nel 2021 dalla casa editrice bolognese “Caissa Kids Italia” (traduttrice Elena Montemaggi), tra gli ideatori dell’evento, con la collaborazione del Museo Ebraico di Bologna.

Toma Gudelytė
ITLIETUVIAI.IT

Il piccolo e accogliente Teatro del Baraccano è situato nel cuore della città, in uno splendido palazzo barocco, non distante dalle celebri torri medievali e il vecchio ghetto ebraico. Il quartiere ebraico riporta ai tempi ben più lontani rispetto a quello vilnense: secondo la bolla papale emanata da Paolo IV nel 1555, tutti i “giudei” della città e dei dintorni dovettero stabilirsi nell’area ristretta attorno a Via Inferno e con la Controriforma sparire del tutto dalle terre papali. La storia del ghetto di Vilnius (1941-1943) testimonia il passo successivo dell’antisemitismo europeo, conclusosi con un crimine di dimensioni difficilmente concepibili.

L’Italia non ha un luogo come Paneriai: un bosco intero seminato di fosse comuni dove, durante l’occupazione nazista, con l’aiuto dei collaborazionisti locali, furono brutalmente assassinate più di 100 000 persone, in maggioranza appartenenti alla comunità ebraica. Certo, l’Italia ha avuto il campo di Fossoli e la risiera di San Sabba, con la persecuzione e la deportazione della popolazione ebraica, ma può vantare il maggior numero dei testimoni della Shoah dal momento che qui, a differenza della Lituania, la comunità ebraica non fu completamente annientata. Considerata questa differenza, l’editore Yuri Garrett ha deciso di arricchire l’edizione italiana di Sassolino con una nota storica sulla capitale dello Yiddishland, Vilna, e Paneriai.

Sul palcoscenico vediamo due ragazzi, Rivka ed Eitan, interpretati dagli attori Daniela Micioni e Lorenzo Monti. Arrampicatisi sui tetti della città vecchia, i ragazzi giocano a inseguire un aquilone giallo che ben presto si trasformerà nella stella di Davide. I piccoli prigionieri del ghetto di Vilnius sognano di poter volare insieme all’aquilone verso la libertà oltre il cancello del ghetto laddove possa sparire la guerra e l’odio razziale. Un giorno la famiglia di Rivka scompare misteriosamente (la sua famiglia si nasconde e riesce a trarsi in salvo), mentre a Eitan attende il viaggio più difficile di sempre, verso Paneriai.

Lo scorrere di pensieri ed emozioni dei due protagonisti è accompagnato e amplificato dalla musica che pervade lo spettacolo. Il regista Bruno Cappagli per questa messa in scena ha scelto alcuni brani di due compositori novecenteschi di origine ebraica, Arnold Schönberg (1874-1951) e Darius Milhaud (1892-1974), che permettono di tessere un insieme organico, vivido e potente. Questa melodia a tratti scherzosa, a tratti quasi graffiante viene eseguita dal vivo da un quintetto, sotto la direzione del direttore d’orchestra Giambattista Giocoli.

“Il racconto ha, a mio parere, la poetica giusta per avvicinare i giovani a questo tema così difficile e per molti così lontano da capire e sentire. Le illustrazioni inoltre sono un viatico necessario per dargli una connotazione fisica ancor più forte.” Il regista Bruno Cappagli.

La musica dello spettacolo vola insieme all’aquilone giallo avvolgendo il pubblico presente nel teatro, finché gli attori la fanno interrompere con un gesto simbolico: a ogni musicista del quintetto Rivka ed Eitan porgono un sassolino bianco. La mano, stringendolo, fa tacere le corde del violino o i tasti del pianoforte, gradualmente cade un silenzio che rimbomba più forte degli spari di Paneriai.

La musica come resistenza di fronte al male e come momento di libertà. Uno degli episodi più toccanti del libro e dello spettacolo è senz’altro quello dell’esibizione musicale di Eitan al teatro ebraico del ghetto, quando il ragazzo sfida con tutte le sue forze l’oscurità. Mentre il violino intona un solo, Eitan si trasforma in un cavaliere fiabesco, la sua musica diventa una vera armatura luccicante, con l’archetto / spada per sconfigge la paura e il gracchiare dei corvi neri. Questa scena inoltre testimonia un fatto storico del ghetto vilnense di grande importanza: a differenza di altri ghetti nell’Europa Orientale, durante l’occupazione tedesca a Vilnius era attivo un vero e proprio teatro (situato nell’attuale teatro delle marionette “Lėlė” in Via Arklių), luogo di resistenza culturale e spirituale.

“È la prima volta che dall’albo da me illustrato nasce uno spettacolo. Mi era capitato di vedere alcuni lavori di altri autori trasportati sul palcoscenico, sempre in Lituania. Ma non avrei mai immaginato che potesse succedere anche a me, e in più in Italia!” L’illustratrice Inga Dagilė.

Un ruolo altrettanto rilevante svolge la scenografia: un delicato intreccio di immagini tratte dall’albo lituano. Il ritratto di Rivka con una piccola cicatrice sul labbro, un cucciolo di cane ferito dai corvi, stretto in un abbraccio, l’archetto di Eitan che si rompe durante il concerto. Tutti i particolari vengono rivelati gradualmente, seguendo il crescendo musicale e il contrasto sempre più evidente tra il grigiore e il giallo dorato. Le righe di un possibile quaderno sullo sfondo evocano sia i confini cittadini, sia le pagine di un segreto diario, forse dialogando con il celebre diario di Anna
Frank o di Icchokas Rudaševskis, ragazzo vilnense imprigionato nel ghetto e ucciso a Paneriai.

“È la prima volta che dall’albo da me illustrato nasce uno spettacolo. Mi era capitato di vedere alcuni lavori di altri autori trasportati sul palcoscenico, sempre in Lituania. Ma non avrei mai immaginato che potesse succedere anche a me, e in più in Italia! Lo spettacolo è stato profondamente toccante, generoso e vivo. Mi ha catturato e gettato dentro la storia già con le prime note musicali, dopo ci ho messo un bel po’ a staccarmene. Il regista dello spettacolo è stato molto abile nell’adoperare diversi elementi scenici coi quali rafforzare l’insieme della storia. L’aquilone, le foglie che profumano d’autunno, i sassolini della memoria, ognuno di questi dettagli, accompagnato dalla voce e dalla gestualità degli interpreti, mi ha scosso, credo, come abbia scosso anche gli altri spettatori”, racconta l’illustratrice Inga Dagilė alla redazione ITLIETUVIAI.

L’autrice ha soggiornato a Bologna con l’invito dell’editore e il supporto dell’Istituto della Cultura Lituana, dove ha assistito allo spettacolo e incontrato il pubblico, soprattutto quello delle scuole a cui lo spettacolo era rivolto. Secondo Tatiana Pepe (“Caissa Kids Italia”), l’adattamento teatrale di Sassolino è stato “un dono e l’occasione di poter conoscere personalmente Inga Dagilė, che ci ha raggiunti dalla Lituania per condividere questi giorni pieni di emozione e regalarci il suo tempo, la sua arte, il suo studio, la sua riservatezza, la sua amicizia”. Anche l’illustratrice è rimasta colpita dall’accoglienza del teatro e del pubblico:

“Era come se fossimo tutti parte di un meraviglioso insieme. Lo spazio del teatro, le illustrazioni grandi da ricoprire l’intera parete, gli attori e il susseguirsi delle scene, la musica suonata dal vivo, le luci, una perfetta armonia. Sono colpita dal loro lavoro e grata all’editore, al regista, agli interpreti, al direttore, ai musicisti, a ogni componente di questo progetto, perché mi hanno accolta con sincero ascolto e attenzione. Una sensazione magnifica poter sentirmi parte di uno spettacolo così bello e vissuto,” ha confessato l’artista lituana.

“Il teatro era sempre pieno e nelle matinée dedicate alle scuole sono venute tante classi. La presenza di così tanti bambini e ragazzi ci fa comprendere una volta di più che non può esserci futuro senza Memoria”, racconta Tatiana Pepe alla redazione ITLIETUVIAI.

Il regista Bruno Cappagli dice di aver potuto cogliere nel pubblico adulto una forte commozione, mentre nei giovani la storia ha scatenato diverse domande e curiosità, sia sulla storia di Eitan in particolare, sia sugli avvenimenti storici riferiti alla Lituania e alla guerra in generale.

“Ho trovato da subito in Sassolino leggerezza. Drammatica leggerezza, e soprattutto l’innocenza dell’infanzia. La voce narrante è priva di difese, è pura e semplice, e ti parla direttamente al cuore, – sostiene il regista. – Ho amato da subito questo racconto perché è l’infanzia al centro e come sempre quando questo accade, è inevitabilmente efficace e toccante e può aiutare il pubblico dei ragazzi a sentire empatia per il protagonista.

Il racconto ha, a mio parere, la poetica giusta per avvicinare i giovani a questo tema così difficile e per molti così lontano da capire e sentire. Le illustrazioni inoltre sono un viatico necessario per dargli una connotazione fisica ancor più forte; la loro leggerezza, che non significa che non siano dure, al contrario, aiutano il lettore a vivere con dolcezza il dolore profondo della perdita.”

Il teatro italiano, secondo il regista, da sempre lavora per far conoscere ai ragazzi la storia nei suoi più molteplici aspetti e dedica numerosi progetti teatrali al tema della memoria. Qui troviamo un ricco repertorio, sia per volontà artistica sia, soprattutto, politica. Sono spesso le scuole a richiederlo espressamente, per affrontare il tema della Shoah con l’aiuto del teatro.

Sassolino è uno spettacolo capace di unire musica, letteratura, illustrazione, tutti i linguaggi preziosi per riportare a galla una storia, a lungo vissuta sui margini della memoria collettiva. La dirigente del teatro Nella Belfiore dice di augurarsi che Sassolino possa continuare a risuonare su diversi palcoscenici italiani e, chissà, forse un giorno ritornare nella sua città natale Vilnius.

„Lietuvių autorių menas ir literatūra Italijoje: kultūrinių įvykių atminties įprasminimas ir sklaida internetinėje leidyboje“ projektą finansuoja:

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